In questa pagina è possibile leggere la trascrizione delle indicazioni che hanno preceduto l'avvio alle meditazioni di questi tre giorni di esercizi.
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Risvegliare nel cuore il desiderio di Dio
Gesù è venuto a farci conoscere il Padre a costo di dare la vita per noi per liberarci dal peccato e darci una dignità nuova di figli di Dio e di fratelli chiamati a condividere una vita di grazia, in particolare, a Betania, come familiari, come amici, come oblati.
Lo scopo di Gesù, come si vede in Gv 6,24-35 non è quello di soddisfaei quelli che pensiamo essere i nostri BISOGNI ma quello di darci il vero pane della vita, ovvero sé stesso suscitando in noi il DESIDERIO di vita nuova, una vita di grazia in comunione col Padre.
Per fare questo non basta divenire figli con il dono del Battesimo ma occorre anche il nostro "eccomi" nell'esercizio della libertà che proprio nella dignità di figli ci è stata donata.
Allora, se lo vogliamo, Gesù ci può guarire dalle nostre infermità ma la vera novità, come vediamo in Lc 17,11-19 non è Gesù che guarisce ma Gesù che salva e questa consapevolezza si riconosce in quel lebbroso che torna a ringraziare e lodare Dio. La GRATITUDINE è segno di consapevolezza della grazia ricevuta.
Nella vita troppo spesso non si ringrazia per ciò che si riceve ma ci si lamenta per quello che non va. Ciò che non va non deve essere motivo di LAMENTELA ma deve essere invece un'occasione propizia di discernimento e reagire secondo lo Spirito Santo: il Signore ci interpella, a Lui solo spetta la "vendetta" ma la Sua è una "vendetta di misericordia, di perdono, di consolazione", di fronte ai nostri errori il Signore ci ama.
Il desiderio che muove il cuore
Il Signore va incontro ad ogni persona con compassione e misericordia infinita ma non si limita a risolvere il BISOGNO che ciascuno di noi sente ma cerca di elevare la persona a consapevolizzarla del dono più grande che Egli ci ha fatto, quello della Sua vita per noi.
Vuole stabilire con noi una relazione dello spirito che, in particolare a Betania, è l'AMICIZIA nel senso evangelico che possiamo vedere in Gv 15,15-17 un'amicizia che entra in una dimensione di una vita profonda dello spirito, di una persona che ci rivela il Padre e, con il dono della Sua vita, un Amore che ci introduce nella comunione col Padre, come figli e nella relazione fra noi, come fratelli.
C'è una differenza fra quello che ci porta ad incontrare Gesù e la Sua proposta in cui ci vuole dare sè stesso com ad esempio in At 3,1-8 in cui lo storpio inizia un cammino di fede lodando Dio.
Quindi il Signore vuole alimentare in noi il DESIDERIO, senza il quale la vita è piatta in particolare quella spirituale.
San Paolo in Rm 8,22-27 ci dice che "lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili".
Non possiamo iniziare un cammino spirituale senza il DESIDERIO dell'incontro con colui da cui lo Spirito proviene.
Gesù stesso ci pone delle domande come in Gv 1,38-49 ma Lui in realtà già conosce il nostro cuore ma ci chiede di prendere consapevolezza, fa esprimere il desiderio mettendo allo scoperto il vuoto che hanno dentro. Espresso il desiderio, Gesù colma la mancanza proponendo una relazione con Lui.
In Gv 2,1-11 vediamo che senza vino non si può fare festa, senza la presenza di Gesù manca la pienezza dell'Amore.
Il desiderio è il 1° passo che ci conduce a Dio ma non basta ma occorre anche un secondo passo che è una componente di RISCHIO come fecero i Re Magi che lasciarono tutto per mettersi, senza certezze, alla ricerca del Signore a differenza di Erode che invece in in Mt 2,7-8 non si muove ma vuole che lo facciano i Magi per lui perché in Erode c'è un suo BISOGNO mentre nei Re Magi il DESIDERIO. Quando si cerca Gesù si deve essere disposti anche a rischiare infatti la PAURA è un'ostacolo alla ricerca di Dio.
Altro nemico è il TEMPO che non deve essere divoratore ma occasione propizia in cui fare discernimento per fare le giuste scelte consegnando la nostra libertà nel progetto di Dio.
Apritevi allo Spirito Santo
Prendere consapevolezza di ciò che sta accadendo è già un'apertura allo Spirito Santo, riconoscere il desiderio che viene dal cuore, Sant’Agostino ci dice che il desiderio del tuo cuore è la tua preghiera "se non vuoi interrompere la preghiera, non cessar mai di desiderare. Il tuo desiderio continuo sarà la tua continua voce" (Ps 37,14).
Dobbiamo essere animati da una sana inquietudine come i Re Magi che li ha portati a peregrinare spinti dal desiderio di incontrare il Signore. «Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile. Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è “tutta qui”, è anche “altrove”». «La nostra vita – diceva Sant’Agostino – è una ginnastica del desiderio» (In Io. Ep. tr. 4, 6).
Il Signore non riempie il desiderio semplicemente con una presenza ma con un invito ad un cammino di conformazione a Cristo in cui la nostra umanità abbracciando la volontà di Dio, in una serie di passaggi pasquali, rinasce in Cristo in una vita nuova sempre più spirituale e capace di amare con la mente, con il cuore, con i sentimenti con la volontà e con le opere fino a quando, come dice San Paolo, "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" [Gal 2,20]
Solo allora posso ascoltare la voce dello Spirito e capire la mia vocazione che mi porta ad una vita concreta nello Spirito e solo allora la nostra vita diventa una testimonianza della presenza di Cristo nella comunione fraterna.
Il desiderio che ci spinge a venire in Fraternità nasce da una vocazione che il Signore ci ha già messo nel cuore. Quando il desiderio ci induce a condividere con altri la nostra esperienza, è lo Spirito che attesta la vocazione alla chiamata alla partecipazione alla vita della in Fraternità in qualità di familiari in qualunque forma, quindi, non più stranieri né ospiti ma concittadini chiamati a fare un cammino di santità.
Dal desiderio si passa ad un progetto di vita adulto nella Fraternità con la preghiera, la consolazione o la riparazione, la testimonianza, la vita fraterna, l'accoglienza.
Dobbiamo mettere in conto, come Gesù previde per i suoi discepoli, il rischio della stanchezza, dell'abitudine, della paura, della rabbia, della tristezza, movimenti interiori che non vengono da Dio e che rallentano, bloccano, soffocano, deviano, illudono e che possono essere contrastati solo invocando lo Spirito Santo perchè già il Risorto li ha vinti per noi, Lui ha promesso il dono dello Spirito, questo fermento può arrivare anche dalle preghiere di lode.
La Fraternità
dono e presenza dell'Amore più grande
L'amore del cuore di Cristo che ci è stato riversato nei cuori, che attesta che siamo figli e che invoca in noi l'amore del Padre, è un unico amore da e verso il Padre e, in Cristo, verso i fratelli.
In Deus Caritas Est, Papa Benedetto XVI fa riferimento a due termini per indicare l'amore di Dio: Eros e Agape.
- Eros, ovvero desiderio di incontrare il cuore dell'uomo, un desiderio di appartenenza;
- Agape, ovvero la donazione di sé fino a donare la propria vita, amore accolto e donato in un vincolo di unità fraterna.
Anche noi siamo chiamati a vivere questa unità fraterna per prolungare l’opera che il Signore ha ispirato a Padre Pancrazio.
In Mt 12,46-50 si parla per la prima volta di vita fraterna quando si presentano i parenti di Gesù a reclamare una esclusività di relazione con Gesù ma Gesù risponde chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre e quindi apre la fraternità a una realtà più profonda di coinvolgimento, di relazione con lui secondo il cuore del Padre.
In Mt 23, 8-9 Gesù dice che uno solo è il Padre vostro e voi siete tutti fratelli, quindi tutti figli dello stesso Padre, confermato in Gv 20,17 quando Gesù dice alla Maddalena “va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.
In molti passi del Nuovo Testamento si fa riferimento a questa fratellanza in Cristo e sulla croce Egli ci affida a Maria rendendola madre della vita nuova in Cristo che poi si costituirà in pienezza dalla Pentecoste in poi, madre della Chiesa.
Quando ci si allontana dalla vita fraterna, si comincia a diventare non più vita spirituale ma vita personale, chiamiamola un inganno spirituale perché diventa una vita a servizio del proprio egoismo dei propri interessi, al contrario, nell’unità abbiamo la garanzia della presenza di Cristo.
Cristo inviava i discepoli ad annunciare il regno del Padre e a scacciare i demoni a due a due, mai da soli perché nella relazione fraterna lui ha garantito la sua presenza e nella comunione fraterna Gesù ha garantito la sua presenza quindi era con loro, in loro e per loro ed era lui a operare quando li mandava e perché nella comunione fraterna fra questi due discepoli veniva cacciato il male venivano liberate le persone dalla influenza del male che faceva soffrire quindi il regno di Dio è vicino per perdonare, guarire, salvare e restituire piena dignità alla persona umana secondo il progetto d'amore di Dio e questo vuol dire che nessuno si salva da solo.
In Lc 10,38-42 Marta e Maria diventano complementari unite a Gesù in un servizio o nell'altro, tutte e due fanno un servizio per amore con Gesù, in Gesù e per Gesù così come entrambe intercedono per Lazzaro che troverà il coraggio di testimoniare l'amore per Gesù fino alla fine, nessuno si salva da solo, Gesù ci ha voluto mostrare anche attraverso Marta, Maria e Lazzaro di come la fraternità è luogo della Sua presenza, è luogo di salvezza e l'uno diventa occasione propizia per la salvezza dell'altro.
Ecco perché padre Pancrazio ha voluto che la Betania della nostra fraternità fosse allargata ad una famiglia molto più grande della vita consacrata, fosse allargata a tutti i laici, a tutti i familiari a tutte le persone che in qualche modo frequentano la fraternità tanto che lui parlava di famiglia spirituale.
La Santa Messa
sorgente e forza della nostra chiamata e della nostra missione
In At 2,42-45 e At 4,32-35 vediamo una testimonianza di grande affiatamento, di grande comunione e di vita fraterna della prima comunità cristiana analogamente, a proposito della Fraternità, alle testimonianze di padre Pancrazio e delle prime sorelle che ci parlano di questa grande unità e di questo grande amore che c'era fra di loro, di questa grande intesa.
Sicuramente non facile, ma capace nell'amore fraterno di dialogare, di cercare e volere sempre la comunione, di andare oltre le incomprensioni, oltre quello che ci può essere, per l'amore più grande, per l'amore fraterno, per scegliere Gesù, per vivere il bene di tutti, per vivere la vita della fraternità che Dio ci chiama a edificare. E se ce lo chiede vuol dire che nel suo amore è possibile, possibile per la forza di colui che ha già vinto con il suo amore, che è il risorto, e che è colui che nella sua persona e presso il Padre ci ottiene e ci dona lo spirito di amore. Egli prenderà del mio e ve lo donerà.
Quindi viene realizzata quell'unità del corpo mistico e risorto di Cristo nella comunione che riguarda tutti, consacrati e laici, come tratto caratteristico del nostro carisma.
Come padre Pancrazio era stato ammesso a fare l'esperienza dell'amore di Dio nel prezioso cenacolo dell'amore familiare della Santa Casa così bisognava dare la possibilità a tutti i fedeli di accedere a dei luoghi dove attraverso i sacramenti, la preghiera, la vita fraterna, l'accoglienza si potesse incontrare fattivamente e concretamente questo amore trasformante, cioè l'amore che circola nella sacra famiglia.
La presenza dei laici nella Fraternità vuole essere prolungamento e continuità della Fraternità lì dove i laici sono.
L'oblato, in particolare, è chiamato ad essere Eucaristia con il tratto particolare di Betania, facendo il passaggio importante dal ricevere la comunione al vivere la comunità e dal vivere in Fraternità al vivere la vita fraterna.
Nell'Eucaristia possiamo attingere la grazia, la forza e anche il modo per essere Eucaristia e per vivere poi nella nostra vita, nella nostra testimonianza all'Eucaristia.
Ecco alcune parole chiave su cui riflettere a tal proposito:
• sacrificio, dono di Cristo
• presenza
• offerta
• comunione
• carità
questi concetti, alla fine di un percorso di desiderio e di bisogno, di ascolto e di apertura allo Spirito, di fratellanza e di fraternità, aiutano a edificare l’amore reciproco ed a vivere la comunione nella santa Messa.
1. Sacrificio, dono di Cristo
tutte le ricerche sui miracoli eucaristici concordano sulla presenza di un cuore sofferente, agonizzante... e pensare che è lì che veniamo perdonati, amati, rinnovati.
2. Presenza
Gesù ha promesso, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Quando tu mangi l'Eucaristia, la presenza di Cristo vince la tua solitudine devo solo lasciarmi amare in quel sacrificio d’amore.
3. Offerta
Gli oblati sono persone che maturano una chiamata, una vocazione a partecipare così profondamente alla vita della nostra fraternità con i consacrati da offrire come sposati, come famiglie, come singoli la loro vita come oblazione, come offerta nell'Eucaristia partecipando alla vita della fraternità nell'unico pane di Cristo. Per cui non ricevi soltanto Cristo, ma ricevi l'offerta del tuo fratello in Cristo per te, è sua per te e tua per lui.
4. Comunione
Vi riconosceranno da come vi amerete, da come ci ameremo. Il Signore è presente nelle nostre relazioni, per poter realizzare Lui la vita fraterna fra noi e per poter essere presente nella nostra testimonianza fraterna e nel mondo e nell'opera che il Signore ha chiesto alla fraternità di portare.
5. Carità
L'Eucaristia non è vivere una devozione ma mangiare qualcuno che ti assorbe. L'uso che nella mistica si usa, che va al di là di quello che si vede ma che è la realtà di quello che si compie, è che Gesù ci assorbe nella sua umanità risorta, mette l'amore della sua vita, della sua umanità risorta dentro di noi e ci fa rinascere dall'alto nella sua risurrezione in un'umanità risorta. Questo mistero della misericordia di Dio nella logica della vita d'amore del Regno dei Cieli che genera nell'amore di Dio.
Auguriamoci di incontrare nell'adorazione il sorriso di Gesù risorto.
Dopo la Santa Messa gli oblati hanno anche rinnovato la promessa di vita evangelica.