La missionarietà di Dio (2)

2° incontro 2021-22

La missionarietà di Dio è la Sua stessa misericordia nella Redenzione

Perché il mondo si salvi per mezzo di Lui

Ricordiamo sicuramente il tema dello scorso incontro che era La missionarietà di Dio è la Sua stessa misericordia nelle Creazione, oggi vogliamo vedere la missionarietà di Dio anche nella Redenzione e lo facciamo leggendo, meditando ed approfondendo il passo evangelico Gv. 3,16-18:

16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. [Gv. 3,16-18]
«Israele attenda il Signore perché presso il Signore è la misericordia, grande è presso di lui la redenzione; Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe». (Sal 129,7-8)

Carissimi, oggi il vangelo che ci interpella, è Gv. 3, 16-18. Ci mostra, col linguaggio sintetico dell’apostolo Giovanni – il mistero dell’amore di Dio per il mondo, sua creazione. Il dialogo tra Gesù e Nicodemo, è un vero trattato di teologia: qui c’è tutto.

Il kerygma, la catechesi, la riflessione teologica, la parenesi … c’è tutto, in questo capitolo. E ogni volta che noi lo leggiamo, incontriamo più ricchezza, più spiegazioni, più cose che ci fanno capire la rivelazione di Dio e della Sua misericordia. Sarebbe bello leggerlo tante e tante volte, per avvicinarci al mistero della redenzione.

Che cos'è la Redenzione?

Se un padre dà al suo figlio un dono preziosissimo, e il figlio consapevolmente e deliberatamente lo distrugge, è obbligato il padre a dargli un altro dono? No, il padre è giustificato piuttosto di non dargli più niente. Ma cosa ha fatto Dio? Quando l’uomo (nella persona di Adamo e di Eva) aveva distrutto lo stato di vita di Grazia, di vita che non conosce né sofferenza né morte, dove l’intelligenza e la volontà sono chiare e forti, quando Adamo ed Eva avevano distrutto questi doni del Paradiso terrestre per se stessi e per tutto il genere umano, Dio gli ha dato un dono incomparabilmente più grande per redimerli: quello del Proprio Figlio.

Vediamo che la Redenzione è un dono gratuito di Dio: un atto di pura misericordia. Ma non solo, la Redenzione stessa, ma anche il suo mezzo ed il suo modo sono atti di pura misericordia. Dio infatti avrebbe potuto redimere il mondo con qualsiasi mezzo o modo, ad esempio tramite un semplice atto di perdono; invece ha voluto redimerlo tramite l’Incarnazione e la Morte di Gesù Cristo che noi crediamo come nostro Signore Dio. Gesù è quel ponte che ricopre la distanza che si era creata tra Dio e l’uomo, questa è misericordia pura, non meritevole.

Perché Dio ha voluto redimere l’uomo precisamente tramite l’Incarnazione? Nel suo trattato Cur Deus Homo? (Perchè Dio Uomo) spiega Sant’Anselmo che l’Incarnazione era necessaria se Dio voleva un’espiazione perfetta del peccato. Il peccato, essendo infatti un’offesa contro Dio e Dio onnipotente, costituisce un’offesa infinita a Lui, e dunque esige una riparazione infinita che solo Dio può dare. Questo è avvenuto nell’ Incarnazione, Dio ha compiuto la riparazione del peccato come uomo: ossia come Iddio – Uomo, Gesù Cristo.

Se il mezzo della Redenzione fu un atto di misericordia, lo era pure il suo modo. Il Signore, come insegna la Bolla Unigenitus Dei Filius (1343), avrebbe potuto redimere il genere umano con solo ‘una goccia di sangue’, mentre ha versato tutto il Suo Sangue ‘riccamente, per così dire, in ruscelli’ – come San Paolo dice nella sua Epistola ai romani: ‘Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la Grazia’.

Ma perché Dio non era contento di versare una goccia di sangue per redimerci, ma voleva versarlo in ruscelli?   San Giovanni Crisostomo risponde: ‘Ciò che bastava per la redenzione, non bastava per l’amore’; e San Tommaso d’Aquino aggiunge: ‘Cristo ha offerto a Dio più di ciò che l’espiazione dell’offesa del genere umano ha esigito, in quanto ha sofferto per amore.’

Fu dunque l’amore che ha spinto Gesù a soffrire così profondamente per noi; ma non solo il Suo amore: anche il suo desiderio di manifestarci il Suo amore. San Bernardo scrive: ‘Nella vergogna della Passione si manifesta la massima e l’incomparabile Carità di Dio’, e San Gregorio Nazianzeno scrive: ‘In nessun altro modo poteva essere dichiarato l’amore di Dio verso di noi’: in una parola, Dio ha manifestato il Suo amore inesprimibilmente grande verso di noi.

Dio ci ama e ci ama come una pazzia: l’amore di Dio sembra una pazzia. Ha dato Suo Figlio. Ha inviato suo Figlio e lo ha inviato per morire in croce. Dio che aveva fermato il braccio di Abramo mentre stava per sacrificare Isacco, il suo unico figlio, non ha fermato coloro che hanno inchiodato il Figlio unigenito di Dio sulla croce. Ogni volta che noi guardiamo il crocifisso, troviamo questo amore. Il crocifisso è proprio il grande libro dell’amore di Dio. È proprio l’espressione dell’amore di Dio. Dio ci ha amato così: ha inviato suo Figlio, si è annientato fino alla morte di croce per amore. “Tanto ha amato il mondo, Dio, da dare il suo Figlio” (cfr v. 16).

“Cristo crocifisso che è scandalo” (cfr 1Cor 1,23) è pazzia, ma è la sola via della redenzione. «Perché chiunque creda in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (v. 3,16). L’amore del Padre che vuole i suoi figli con sé.

Sapermi amato a tal punto da sapere che Dio ha chiesto al proprio Figlio di sacrificarsi per me non mi lascia indifferente, non mi può lasciare indifferente. La fede non è tanto credere delle cose su Dio, ma credere di più in noi stessi accettando di essere amati così per davvero.

Sembra che l’uomo di oggi non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà! Tanti, tanti schiavi: “Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro”. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza.

La parola “redenzione” è poco usata, eppure è fondamentale perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione.

Questo vangelo apre uno squarcio luminoso sulla vita stessa di Dio che si manifesta come amore sconfinato che salva, ma credere nel nome dell’unigenito figlio di Dio è decisivo. Chi è per noi Dio, chi è veramente? Per distruggere l’uomo basta devastare Dio nel suo cuore, ossia mettere nel suo animo un nome falso di Dio. Se Dio non è padre allora cosa è? Se non è tenerezza, che cosa resta? Se Dio non mi vuole bene incondizionatamente, allora infondo sono solo, mi devo meritare il diritto di esistere e sopravvivo sulle mie forze. Ecco allora la necessità di guardare al nostro dolce Signore Gesù Cristo per come è: uno Sposo innamorato che dona tutto per noi che ci ama anche quando lo crocifiggiamo. Quella intuizione autentica del Padre e del Figlio è l’opera dello Spirito Santo in noi. Così allora viene voglia di vivere la vita piena, la vita dei figli.

Che Dio ci ama è una realtà fondante, assoluta. L’amore precede tutto, come nel Prologo la luce divina del Verbo esiste per ogni uomo prima della tenebra. Il Dio che ama ha come progetto esclusivamente la salvezza e la vita.

Credere in Gesù è fondamentale: la Fede

Alla fine dei tempi ci sarà il giudizio finale: in base alla condotta degli uomini ultimo deciderà se raggiungeremo la vita o se la perderemo definitivamente. da qui dipendono queste due alternative, cioè nella risposta di fronte all’inviato di Dio, cioè Gesù. Il messaggio di Gesù non è un messaggio qualunque: richiede una presa di posizione da parte dell’uomo. Chi non si decide a favore di Dio della Sua luce, del Suo amore, si condanna da solo. Chi non accoglie la sua luce rimane nelle tenebre.

Davanti all’amore con cui Dio ha amato il mondo, l’evangelista Giovanni, si guarda bene dal richiedere che l’uomo ami a sua volta Dio. La sola opera richiesta è la fede nel Figlio. Tutti vengono chiamati a credere nel Nome dell’unigenito Figlio di Dio. Il nome manifesta la persona nella sua interezza, la fede è adesione a Cristo riconosciuto come Figlio di Dio e come colui che rivela il Padre.

Lasciamoci nuovamente affascinare dalla bellezza di Dio; bellezza, bontà e verità inesauribile. Ma anche bellezza, bontà e verità umile, vicina, che si è fatta carne per entrare nella nostra vita, nella nostra storia, nella mia storia, nella storia di ciascuno di noi, perché ogni uomo e donna possa incontrarla e avere la vita eterna. E questo è la fede: accogliere Dio-Amore, accogliere questo Dio-Amore che si dona in Cristo, che ci fa muovere nello Spirito Santo; lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui. Questa è la vita cristiana. Amare, incontrare Dio, cercare Dio; e Lui ci cerca per primo, Lui ci incontra per primo.

Quando noi proviamo a fare un esame di coscienza, Ci guardiamo quasi sempre con giudizio, con sensi di colpa e non riusciamo a cogliere invece lo sguardo che Dio ha su di noi. Uno sguardo che dice: “Tu vali! Vali a tal punto che sono morto per te”. Non ci dice questo per far nascere in noi sensi di colpa, Dio non ha bisogno delle nostre frustrazioni. Dio ha bisogno della nostra felicità. L’unica cosa che davvero dà gloria a Dio è essere felici. Perché l’unica cosa che appaga uno che ama è sapere che chi sta amando è felice. Per quella felicità darebbe via anche se stesso. E Dio lo ha fatto realmente e veramente. L’amore di Dio è sconfinato: possiamo scoprire segni sempre nuovi che indicano la sua attenzione nei nostri confronti e soprattutto la sua volontà di raggiungerci e di precederci. Tutta la nostra vita, pur segnata dalla fragilità del peccato, è posta sotto lo sguardo di Dio che ci ama. Quante pagine della Sacra Scrittura ci parlano della presenza, della vicinanza e della tenerezza di Dio per ogni uomo, più noi siamo nel bisogno, più il suo sguardo su di noi si riempie di misericordia. Egli prova una compassione pietosa nei nostri riguardi perché conosce le nostre debolezze. Conosce i nostri peccati e ci perdona; perdona sempre! È tanto buono, è tanto buono il nostro Padre. Gesù è “luce” (vv. 19-21). La venuta di Gesù nel mondo provoca una scelta: chi sceglie le tenebre va incontro a un giudizio di condanna, chi sceglie la luce avrà un giudizio di salvezza. Il giudizio sempre è la conseguenza della scelta libera di ciascuno: chi pratica il male cerca le tenebre. Chi fa la verità, pratica il bene, viene alla luce, illumina le strade della vita. Non dimenticatevi che Dio perdona sempre, sempre, se noi con umiltà chiediamo il perdono. Basta soltanto chiedere il perdono, e Lui perdona. Così troveremo la vera gioia e potremo rallegrarci del perdono di Dio che rigenera e dà vita. Lasciamo che l’amore di Dio, che ha inviato Gesù per salvarci, entri in noi e “la luce che porta Gesù” (cfr v. 19), la luce dello Spirito entri in noi e ci aiuti a vedere le cose con la luce di Dio, con la luce vera e non con le tenebre che ci dà il signore delle tenebre.

Allora In questo breve dialogo con Nicodemo, Gesù si presenta come Colui che porta a compimento il piano di salvezza del Padre in favore del mondo. L’azione delle tre Persone divine – Padre, Figlio e Spirito Santo – è tutta un unico disegno d’amore che salva l’umanità e il mondo, è un disegno di salvezza per noi. E’ un disegno di misericordia è la redenzione dell’uomo dal suo peccato. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (v. 16).

Perciò, cari fratelli e sorelle, apriamoci a Lui, accogliamo la sua grazia! Perché, come dice il Salmo, «con il Signore è la misericordia / e grande è con lui la redenzione» (130,7).

La Vergine Maria, dimora della Trinità, ci aiuti ad accogliere con cuore aperto l’amore di Dio, che ci riempie di gioia e dà senso al nostro cammino in questo mondo, orientandolo sempre alla meta che è il Cielo.

 Traccia di preghiera

A.   Mettiti in silenzio dentro e fuori di te e predisponi il cuore all’ascolto.

B.    Rileggi il brano del Vangelo Gv 3, 16-18. Prova a sottolineare o scrivere le parti, le parole o le frasi che ti dicono qualcosa. Soprattutto, sottolinea i soggetti, le azioni, i sentimenti del protagonista del brano.

C.    Cerca soprattutto di mettere per iscritto i sentimenti, le sensazioni e le idee che questi testi ti suggeriscono.

D.   All’inizio della mia vocazione di oblato, c’è l’incontro con una Persona, che ha dato alla mia vita un nuovo orizzonte, Una svolta e una direzione decisiva….

  • Mi sento giudicato da Dio,?
  • In che modo?
  • Mi giudico da solo, come e quando?
  • Mi sento amato da Dio, lo percepisco come un Padre amante?
  • Mi soffermo a pensare e riflettere su Gesù e Gesù crocifisso?
  • Perché ha fatto questo per me? Ci credo realmente?
  • La fede mi fa credere che il Padre ha dato suo Figlio per me per amore?
  • In che modo ci credo, come lo attualizzo?
  • Qual è, secondo me, il desiderio più grande della Santissima Trinità?
  • Mi fermo in silenzio e cerco di scendere in me stesso/a e rendermi conto se sono nella luce o nelle tenebre.
  • Penso mai alla vita eterna e che sarò giudicato alla fine della mia vita?
  • Come percepisco o penso al giudizio, come un atto di amore o un tribunale? 
  • Faccio memoria della Misericordia di Dio incontrata nella Fraternità:
  • Mi metto alla scuola di Maria, Ancella del Signore, prego il Magnificat.
  • La mia fede è fondata sulla roccia che è Cristo perché il mio “credere in Lui” non vacilla, oppure sono instabile?
  • “Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre?

Pensiamo spesso alle indicibili sofferenze di Gesù per noi, ci pensiamo con gratitudine, con emozione ed amore?

Oppure non ci tocca per nulla, e viviamo come ci sentiamo, provando forse di evitare i peccati più gravi, o forse anche no; seguendo i nostri istinti ed emozioni, cercando i nostri interessi in tutto; pregando lo stretto necessario, o mai seriamente; mai pensando a questo amore, di cui non c’è uno più grande, questo amore che si è manifestato in una sofferenza che durò una vita intera dal momento del concepimento di Nostro Amatissimo Signore Gesù Cristo nel Seno Immacolato di Sua Madre Maria, fino al momento del Suo ultimo respiro sul duro legno della Croce quando pronunziò l’ultima parola Consummatum est; una sofferenza che comprende in sé, fino al più alto grado, tutte le sofferenze e tutti gli oltraggi ai quali l’uomo, e di tutti i tempi, è stato soggetto; una sofferenza, infine, tramite cui ha amato non solo tutto il genere umano collettivamente, ma anche ogni membro di esso individualmente?

Dal Magistero della Chiesa: “Evangelii Gaudium” di PAPA FRANCESCO

3… nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di rialzare la testa e ricominciare , con una tenerezza che mai ci delude e può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla Resurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della Sua Vita per , che ci spinge in avanti.

Dagli scritti di Padre Pancrazio

«Sappi che Dio è innamorato di te…e questo dovrebbe illuminare la nostra vita, commuoverci profondamente, almeno stupirci come l’avvenimento che ci fa conoscere l’Amore più grande. Di fronte al peccato dei nostri progenitori, Dio si è superato nell’Amore, mandando, donando Suo Figlio per noi, per riabilitarci al Paradiso, e Lui si è offerto vittima per noi… ci ha dimostrato concretamente quanto ci ama, in modo incondizionato e senza misura… Il Padre mio vi ama, Dio mi ama… non è l’amore instabile e deludente di una creatura, oggi si e domani ti può portare in tribunale…
….Ce lo dice Dio stesso, Di ci ama di un Amore senza limiti, nonostante quanto gli abbiamo combinato… anche prevedendo che l’uomo gli avrebbe voltato le spalle avrebbe dovuto sacrificare il Figlio per noi….»

Dallo Statuto n. 52 – Promessa dell’oblato…

…poiché il Signore Gesù facendomi conoscere il Suo Amore, mi ha chiamato a conversione…e a messo nel mio cuore il desiderio di amarLo e farLo amare.

Pre-incontro in streaming

Ciascuno di noi, attraverso la lettura del passo evangelico e con l'aiuto del materiale appena fornito, faccia deserto e, aiutandosi con la traccia di preghiera, cerchi di rispondere agli interrogativi in essa riportato.

Il pre-incontro in streaming sarà un'occasione di condivisione di quanto elaborato.