L'Accoglienza

5° incontro 2020-21

Programma dell’incontro

  • Inizio alle ore 15,30
  • Preghiera iniziale (tipo coroncina della Divina Misericordia)
  • Lettura del brano biblico Lc 24, 35-48
  • Lettura della terza parte della catechesi di P. Pancrazio sul tema
  • Condivisione
  • Introduzione al capitolo 8° “L’Accoglienza” del libro di Jean Vanier

Siamo ancora nel periodo Pasquale in cui viviamo una grazia speciale in cui dobbiamo capire bene che Gesù è con noi con il Suo Corpo.

La Risurrezione di Gesù deve essere per noi come lo è stato per i discepoli motivo di annuncio della Buona Novella.

Gesù insiste tanto perché deve essere ascoltato, quindi tutta la liturgia, fino alla Pentecoste, ci propone la Risurrezione di Gesù.

Questo ci introduce al terzo punto della catechesi di p. Pancrazio.

L'Ascolto è mettersi di fronte al fratello/sorella come testimoni che il Signore è Risorto.

[Lettura del terzo punto della catechesi di p. Pancrazio]

Condivisione

Nella condivisione emerge che l'ascolto del fratello e della sorella presuppone anche un mettersi in ascolto dello Spirito Santo [Giuliano].

Nell'ascoltare il fratello o la sorella, dobbiamo impegnarci a donarci così come Dio a fatto con noi donando il Figlio [Maria Grazia].

L'ascolto presuppone altresì il silenzio che è parte fondamentale dell'ascolto perché ci permette di ascoltare lo Spirito Santo [Francesca].

Oggi facciamo poco silenzio ma se dessimo più spazio allo Spirito Santo saremmo più capaci di cogliere l'esigenza del fratello e della sorella ma dovremmo allenarci a fare silenzio [Veronica].

Nel silenzio viene spontaneo guardare a Lui che ci parla [Francesca].

Nel momento in cui custodiamo il nostro silenzio siamo capaci di capire anche il silenzio degli altri che a volte si esprime proprio con il silenzio. Si parla in fondo di dialogo che purtroppo oggi spesso manca e quando ci viene riversato tutto il malessere di qualcuno o tocca ascoltare tutto l'autoreferenzialità di qualcuno e dobbiamo contare solo sul Signore che passa attraverso noi, insomma, non sempre nell'ascolto troviamo una vera necessità di essere ascoltati [Franca].

C'è un passo della catechesi che si riallaccia a quanto condiviso quando fornisce le indicazioni di come deve essere l'ascolto:

Il nostro ascolto non sarà il luogo dove fare presenti tutti i fastidi e le pesantezze che viviamo in quella relazione, ma sarà innanzitutto accoglienza del mistero dell’altro. Chi abbiamo di fronte è una persona ferita dal peccato che – direttamente o indirettamente – ha toccato la sua vita, ma altresì riempita della grazia di Dio e rivestita di una dignità straordinaria: quella dei figli di Dio. L’ascolto attento e premuroso è la possibilità di entrare, con delicatezza e pudore, in comunione con la parte più profonda dell’altro e lì facilitare l’entrata del Signore Gesù. Qualsiasi sia l’argomento trattato nel colloquio, non dobbiamo mai mancare di aprire la strada a Gesù, di aiutare il fratello o la sorella ad alzare lo sguardo verso il Signore. Non è necessario, in un colloquio, dare sempre delle risposte, anche perché spesso non ci vengono chieste delle risposte ma soltanto di accogliere il peso e la difficoltà che l’altro vive. L’importante è che, lasciando il dialogo, il fratello o la sorella possano avere la certezza – in rettitudine di coscienza – di essere stati ascoltati e che la loro parola non ha incontrato un muro, né sarà lasciata cadere nel vuoto, ma che è stata accolta e che verrà custodita come qualcosa di importante, senza diventare oggetto di diceria.  

Tocca quindi "facilitare l’entrata del Signore Gesù", capacità che p. Pancrazio aveva come dono, capace di "alzare lo sguardo verso il Signore" che non significa necessariamente parlare del Signore a tutti i costi ma ci deve aiutare ad orientare lo sguardo di quella persona a qualcosa di più alto, aspetto che spesso manca nel nostro ascolto [Fra Stefano].

Spesso è vero che le persone si svuotano in maniera un po' aggressiva e lì entra in gioco la nostra sensibilità nel capire di quale aiuto ha bisogno quella persona, si entra nell'anima di quella persona guardandola con il cuore e questo spesso dipende da noi [Giuliano].

La vita spirituale non è una vita che si ritaglia alcuni spazi, non c'è separazione fra la vita spirituale e quella ordinaria ma il cristiano vive l'ordinario in modo diverso, il Signore ci chiama a portare l'azione dello Spirito nelle situazioni ordinarie. Anche quando la nostra persona è portata a fuggire nell'ascoltare, occorre sforzarsi di rimanere animati da autentico spirito di carità che ci suscita e ci suggerisce il modo di comportarsi, è la mancanza di umiltà che ci porta alla mancanza di carità, se teniamo a mente che siamo uguali alla persona che stiamo ascoltando allora diamo spazio alla carità [Sor. Monica].

Il timore è quello di cadere nel buonismo, nell'ipocrisia [Franca].

Spesso le persone in realtà non hanno niente da dire ma viene da chiedersi cosa farebbe Dio al mio posto, direbbe "basta, sono stufo?" allora forse dobbiamo capire cosa ci sta chiedendo il Signore in quel momento [Lavinia].

Ovvio che nell'ascolto occorre anche un atteggiamento di prudenza se si percepisce che c'è inganno ma ciò differisce dal rifiutare quella persona anzi, da cristiano, occorre sopportare quel peso [Fra Stefano].

Ma tutto questo io devo viverlo quotidianamente, mettersi in ascolto deve diventare uno stile di vita, forse il Signore mi chiede di fare un passo avanti nel cammino spirituale, io nel cammino ho deciso di mettermi al servizio di Dio e, quindi, nel fratello o della sorella, e penserà il Signore a mandarmi quella persona che non aspettavi senza che io mi preoccupi di chi devo incontrare, devo solo abbandonarmi a ciò che mi suscita lo Spirito Santo, devo farmi Via perché Lui è Via, devo essere Amore perché Lui è Amore e questo è possibile se faccio in maniera straordinaria le cose ordinarie [Sor. Miriam].

A proposito del dialogo, che nel nostro cammino dovrebbe essere protagonista, perché spesso non c'è con le persone che più ti stanno vicine nonostante spesso il feedback è invece positivo con chi ti sta più distante? Sarà l'orgoglio? Sarà la conoscenza più intima? Forse con le persone più lontane cerchi di dare il meglio di te stessa. Il paradosso è che in famiglia il dialogo diventa scontro per le motivazioni più banali nonostante l'abbondanza di grazie del Signore [Veronica].

Effettivamente Gesù ha detto "non sono venuto a portare pace, ma una spada" [Mt 10,34-35], c'è solo da prendere atto che è così e basta [Franca].

Ma è più facile parlare o è più facile ascoltare? Ognuno rifletta su questo interrogativo e dia a sé stesso una risposta [Fra Stefano].

Il dialogo in una coppia è essenziale ma nel dialogo bisogna cercare il bene dell'altro e, laddove non si arriva, si deve interrompere e ci si deve solo affidare al Signore [Sor. Miriam].

Introduzione a “L’Accoglienza” dal libro di Jean Vanier

Per il prossimo incontro leggeremo il capitolo 8° “L’Accoglienza” dal libro "La Comunità - Luogo del perdono e della festa" di Jean Vanier lasciandoci aiutare da questo piccolo manuale e poi condivideremo questa esperienza in base a ciò che avremo appuntato.

Il manuale ci deve aiutare a stare con noi per stare di più con Dio.

La cosa bella è che siamo tutti in cammino ognuno secondo la propria chiamata ed è per questo che siamo Chiesa, i risultati sono nelle mani di Dio.

In questo momento il Signore ci chiede di essere testimoni fedeli con un amore grande per riportare la presenza di Dio in questo mondo, anche quando ci costa un po'.

Speriamo che il prossimo incontro sarà in presenza.


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