PREPARAZIONE AL SINODO OBLATI 2017 - ANNO I
“L’identità dell’Oblato”
Sintesi revisionata delle relazioni redatte dagli Oblati di tutte le case, a cura della Commissione Generale per il Sinodo degli Oblati 2017.
Terlizzi (Ba) , 19 - 20 settembre 2015
1. L'identità del cristiano cattolico
1.1 La Chiamata
Il Signore Gesù afferma: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,3): è la chiamata che il Signore rivolge a tutti, religiosi e fedeli laici. In virtù del battesimo siamo tutti membri dell’unica Chiesa di Dio, tralci della sua vite (cfr. Gv 15,5).
Il Signore ci chiama nella sua vigna, al suo servizio nella Chiesa, quindi a servizio di tutti i fratelli che egli pone sul nostro cammino.
Ciò che caratterizza la vita della Chiesa è la diversità e la complementarietà dei diversi membri che la compongono. Tale diversità è dono dello Spirito Santo (cfr. 1Cor 12,28) e costituisce le membra di un unico Corpo: il Corpo mistico di Cristo (cfr. 1Cor 12,12-27).
1.2 Il Battesimo
La Chiesa, Una, Santa, Cattolica ed Apostolica, afferma che con il sacramento del battesimo la persona liberata dal peccato originale diventa figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, membro della sua Chiesa, tempio dello Spirito Santo ed è resa partecipe della missione di Cristo.
Il cristiano è colui che si impegna a vivere le promesse battesimali nel proprio stato di vita, osservando e annunziando con gioia i comandamenti di Cristo e del suo Santo Vangelo.
1.3 I Comandamenti
“Amare il Signore e amare il prossimo” (cfr. Mt 22,37-40); costituisce la regola d’oro del cristiano, “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. (cfr. Mt 7,12)
E' impossibile adempiere i suoi comandamenti, la comunione tra i cristiani e portare frutto, senza una profonda comunione con Gesù: “Senza di me non potete far nulla” (Gv. 15, 5) ed il nostro amato fondatore Padre Pancrazio Nicola Gaudioso aggiunge “nulla di buono”.
Gesù dice "venite e vedrete" (Gv 1,39): il discepolo è colui che ha fatto un' esperienza personale del Signore, è colui che ha incontrato il Cristo Risorto.
La risposta del Signore contiene al tempo stesso un comando, “venite”, e una promessa, “vedrete”.
Il comando "venite" è un chiaro invito ad aderire alla Sua volontà e, ad amare i fratelli con spirito di carità; a capirne i bisogni e le necessità. Un invito ad interpretare la vita come dono; a decidere di operare secondo giustizia; a perseguire la pace e a preservare il creato. Volontà che, comporta, inevitabilmente, un andare controcorrente.
1.4 Programma di vita
Il discorso della montagna o delle beatitudini (cfr. Mt. 5, 1-11) costituisce un vero e proprio programma di vita per ogni cristiano:
- Beati i poveri in spirito: il cristiano è colui che si riconosce povero innanzi a Dio.
È in questo stato di umiltà,che egli predispone il suo cuore ad accogliere il Signore.
- Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati: il cristiano è colui che vive la prova e la sofferenza alla luce della gioia Pasquale.
- Beati i miti: il cristiano è colui che porta sulle spalle il peso delle difficoltà con pazienza e carità.
- Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: il cristiano è colui che non soltanto lotta per promuovere e difendere i valori etici e morali dettati dalla retta ragione, ma anche quelli conformi al proprio credo.
- Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia: il cristiano è colui che a imitazione di Cristo perdona l'autore che gli fa del male, lo giustifica e non lo condanna: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”(Lc 23,34).
- Beati i puri di cuore: il cristiano è colui che ha un cuore semplice e puro. un cuore che vuole imitare ad amare come la Vergine Maria.
- Beati gli operatori di pace: il cristiano è colui che è esperto di comunione. Si sforza ad essere costruttore di ponti e non di muri perché sa privilegiare il dialogo.
- Beati i perseguitati a causa della giustizia: il cristiano è colui che, perseguendo la volontà di Dio, ama la giustizia. Per questo, sorretto dalla grazia di Dio, è pronto a sopportare e subire ogni forma di persecuzione.
1.5 Caratteristiche del Cristiano Cattolico
Il cristiano cattolico è:
Un battezzato appartenente alla Chiesa Cattolica,
- È colui che in virtù del battesimo e della confermazione è testimone del messaggio evangelico con la parola e con l'esempio di vita: nella sua famiglia, nella sua professione, nella società, nella Chiesa, nel mondo intero.
- È colui che nella Santa Messa, memoriale della morte e risurrezione del Signore, in cui si perpetua nei secoli il Sacrificio della croce, trova il culmine e la fonte della sua vita (cfr. Lumen Gentium n.11).
- È colui che come segno della sua vita ha scelto la croce: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (cfr. Lc. 9,23).
- È colui che, nella preghiera personale e comunitaria, invoca, supplica, ringrazia e loda Dio.
2. L’identità dell’oblato nella Fraternità Francescana di Betania (FFB)
2.1 Chi è l’oblato
L'oblato è un cristiano che, nella Santa Chiesa Cattolica, proteso alla vita di perfezione, accoglie la chiamata del Signore Gesù a seguirlo nella Fraternità Francescana di Betania (FFB). Il Signore Gesù ricco di grazia e di misericordia, gli fa dono di aggregarsi stabilmente ad una famiglia religiosa al fine di condividerne il carisma fondazionale.[1]
Con i consacrati della FFB forma un'unica famiglia spirituale, affinché in unità di spirito possa camminare insieme verso la santità e collaborare fraternamente, nel rispetto dei ruoli ricevuti dal Signore, a un fruttuoso apostolato. [2]
Possono diventare oblati tutti i fedeli della Chiesa Cattolica: laici, sposati, celibi per il Regno diDio, sacerdoti e diaconi permanenti.[3]
Gli oblati si distinguono in:
- Oblati esterni: sono laici o sacerdoti diocesani, che, pur non vivendo entro le mura della Fraternità, sono legati ad essa spiritualmente. Essi si impegnano in un cammino di perfezione nella carità secondo la spiritualità dell'Istituto tramite i voti privati o la promessa evangelica.[4]
Essi si impegnano a portare là dove Dio li ha seminati il suo messaggio d'amore, secondo la spiritualità dell'istituto. - Oblati interni: sono coloro che vivendo all'interno dell'Istituto sono membri stabili aventi diritti e doveri verso la Fraternità. Essi possono emettere la professione dei consigli evangelici con voti privati o la promessa evangelica.[5]
Essi vivendo pienamente all'interno della Fraternità, ne condividono i ritmi e i tempi di preghiera e di lavoro.[6] - Famiglie di oblati interni: sono una forma particolare di Oblati interni costitutita da famiglie. Esse godono di una certa autonomia al fine di garantirne il rispetto della loro specifica vocazione nella realizzazione più naturale delle sue proprietà essenziali: unità e indissolubilità – delle sue finalità – il bene dei coniugi, la generazione e l'educazione dei figli.[7]
- Sacerdote diocesano, oblato esterno: è quel sacerdote che si riconosce chiamato dallo Spirito Santo a partecipare al carisma della FFB, in una modalità conveniente alla sua missione nel Popolo di Dio.[8]
Egli nell'Istituto trova un'assistenza spirituale specifica, fonte d'aiuto e di sostegno, di luce e d calore fraterno.[9]
Alla consapevolezza di questa chiamata si giunge dopo un periodo di discernimento, con l'Istituto.
L'oblato è colui che ogni giorno rinnova il suo “si” al Signore e con la forza dello Spirito Santo consegue e promuove la perfezione della carità nel suo stato di vita.
Egli vive con più radicalità il Vangelo,sull'esempio di San Francesco e San Pio da Pietrelcina, cerca di incarnare il fare di Marte e il silenzio di Maria, avendo come dolce modello e ispirazione la Vergine Madre, Ancella del Signore, secondo il carisma dell'Istituto. Egli seguendo fedelmente la dottrina della Santa Chiesa, vive in comunione con il Papa, i Vescovi e tutto l’ordine sacerdotale.[10]
Egli, vivendo in un fiducioso e aperto dialogo con l'Istituto, vive nella realtà familiare, professionale, ecclesiale e sociale, portando pace, gioia e unità.
Inoltre, attento alle problematiche dell'uomo contemporaneo annuncia con la vita e con le opere i valori e la speranza del Santo Vangelo.[11]
Ogni oblato è partecipe della missione dell’Istituto, secondo le capacità e doni ricevuti da Dio.
Abbracciando il carisma della fraternità: preghiera, accoglienza e vita fraterna, l'oblato risponde alla chiamata di Cristo, che lo interpella a seguirlo più da vicino, mediante l’Istituto.
2.2. Preghiera
L’ oblato della Fraternità Francescana di Betania è una persona che prega perché nella preghiera, primo dei tre pilastri del carisma dell’Istituto, vive una profonda relazione con Gesù e un desiderio di essere costantemente in comunione con Lui.
In particolare, nella sua ricerca di relazione con Cristo, dichiara apertamente e con coraggio che pur riconoscendosi misera creatura, desidera dialogare con il Creatore suo infinito Amore.
Preghiera vissuta sì, come impegno, ma ancor più come necessità.
2.3. Accoglienza
L’oblato della Fraternità Francescana di Betania è chiamato ad accogliere Cristo nella persona del prossimo:“accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo accolse voi per la gloria di Dio” (Rm 15,7) con quella disposizione interiore che lo rende capace di accettare l’altro nella ricchezza e nella bellezza della diversità.
Come raccomanda Padre Pancrazio, l’accoglienza deve iniziare dalla propria famiglia, “con le persone che ci stanno accanto”[12], perché, continua il nostro caro fondatore “se questo non si realizza, l’accoglienza diventa soltanto un palliativo, una fuga, una proiezione e una comoda distorsione dell’esigenza vera dei nostri cuori di amare. È facile impegnarsi quando vogliamo noi, come vogliamo noi, con chi vogliamo noi, molto più difficile, ma decisamente molto più vero e fonte di libertà, è saper amare lì, nelle circostanze precise del nostro vivere quotidiano, nel martirio della monotonia dei piccoli gesti, - come diceva Santa Teresina - nella fatica della ripetizione, del perdono rinnovato costantemente…”.[13]
Accoglienza che dopo la famiglia si espande in tutti gli altri ambiti in cui il Signore lo abbia e lo voglia inserire: lavoro, amicizie, svaghi, studio…
L’oblato si adopera anche nell’accoglienza nei confronti dei fratelli e delle sorelle consacrati della FFB, perché non solo si sente parte di essa, ma anche viceversa, sente che la stessa Fraternità è parte della sua personale famiglia.
Anche il “nuovo arrivato” nel gruppo, attraverso la gioia che sperimenta nella nuova amicizia, godendo di questo “stile accogliente” e sentendosi fin da subito accolto e benvoluto, sente il desiderio di ritornare.
L’oblato, infine, sa che accogliere l’altro significa pregare per lui, sostenerlo spiritualmente e materialmente, agire con discrezione e saper fare silenzio quando è necessario.
2.4 Vita Fraterna
Padre Pancrazio afferma “la vita fraterna è il primo ambito nel quale si deve espletare l’anelito all’amore: nella propria famiglia, nella comunità di riferimento, nel gruppo di preghiera al quale apparteniamo, nel posto di lavoro…Non andiamo lontano a cercare le persone d’amare, riconosciamo invece che il Signore stesso ci ha messo accanto questi fratelli e queste sorelle perché noi realizzassimo in primo luogo verso di loro la nostra chiamata all’amore…”[14].
L’oblato allora, è il cristiano che è proteso a vivere la propria fede insieme ai compagni che la vita gli mette accanto. Insieme senza paura, come piccole luci nella notte. Insieme per essere calore, sicurezza, presenza viva e gioiosa che contagia e che è visibile sia nei gesti che nelle parole.
Insieme per costruire una società migliore. Insieme laici e chierici, consacrati e non, per divenire “testimoni veri e credibili dell’infinita misericordia di Dio”[15] per le strade del mondo.
Insieme perché ha capito il significato di quanto il nostro amato fondatore non si stanca mai di ripetere “Meglio avere la sensazione di camminare poco insieme, che avere l’illusione di camminare di più da soli; perché in quell’insieme c’è Lui, Gesù, che ha garantito la Sua presenza e senza la quale nulla possiamo fare di buono”.
3. La preghiera nella vita dell'oblato
"Appuntamento d’amore con l’amato” (P. Pancrazio)
Come cristiano, l’oblato della FFB ha l’obbligo di prendersi cura della sua vita spirituale con la preghiera personale e comunitaria.
La preghiera personale, che cambia il cuore, porta l’oblato a stringere un rapporto intimo di comunione con il Signore, e gli permette di ricevere la grazia e la forza necessaria per superare le inevitabili prove della vita.
La preghiera comunitaria: lodi, vespri, Santo Rosario e preghiera di lode gli fanno sperimentare la piena comunione con l’intera famiglia della FFB: “dove due o te sono riuniti nel mio nome io sono li in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Papa Francesco afferma “(...) non la preghiera delle parole, come i pappagalli, ma la preghiera del cuore attraverso la quale è possibile guardare il Signore, ascoltare il Signore e chiedere al Signore... e noi sappiamo che la preghiera fa miracoli.”[16]
Inoltre la frequente partecipazione alla S. Messa così come agli Esercizi Spirituali annuali, la lettura della Sacra Bibbia, la Consacrazione a Maria e l’affidamento a San Giuseppe e, per chi può, anche la preghiera notturna, permettono all’oblato di essere in comunione e in sintonia con la Fraternità.
4. Maria, Ancella del Signore
“Eccomi sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua Parola”(Lc 1,38): come Maria, Ancella del Signore, si è abbandonata con umiltà e fiducia, alla volontà di Dio, così l’oblato impegnandosi a rinnovare ogni anno la consacrazione a Gesù per mezzo di Maria, secondo San Luigi Maria Grignon de Monfort[17], è chiamato ad accogliere la volontà di Dio nella sua vita.
5. I Santi
I Santi verso i quali la Fraternità ha una devozione particolare, rappresentano degli esempi importanti da imitare e dei pilastri fondamentali anche per gli oblati.
La devozione di Padre Pancrazio a San Giuseppe è nota a tutti, e la preghiera di affidamento da lui scritta ne è la prova. Tutte le FFB sono consacrate a lui: egli è il come Patrono e Protettore.
Marta, Maria e Lazzaro di Betania rappresentano la “famiglia” di amici di Gesù, dove Lui stesso andava per riposare. Padre Pio li propone a Padre Pancrazio come esempi da seguire.[21]
San Francesco, fondatore della famiglia Francescana, detta la Regola per un impegno maggiore verso la perfezione cristiana e Padre Pancrazio ne affida agli oblati l’esempio e la vita di santità.
Padre Pio, riferimento e guida del nostro fondatore, consegna a Padre Pancrazio il “programma di vita” che attraverso l’opera continua dello Spirito Santo porterà al nascere prima, e al germogliare dopo dell’attuale Fraternità.
Don Tonino Bello, definito da Padre Pancrazio “cofondatore” della Fraternità, in quanto Pastore della diocesi di appartenenza, aiuta ed accompagna nel muovere i primi passi, con spirito di lungimirante profezia.
5.1. San Giuseppe
San Giuseppe è modello per tutti coloro che dedicano la loro esistenza a Cristo nel laicato, nel sacerdozio, nella vita consacrata, nella vita matrimoniale e familiare, perché chiamato a presiedere e formare la comunità d’amore con Gesù e Maria.
Giuseppe, modello di umiltà, è esempio che per essere buoni ed autentici servi del Signore non occorrono grandi doni, ma si richiede l’esercizio della virtù della carità nel nascondimento.
Il “Si” di San Giuseppe fu purissima obbedienza nella fede: ci insegna che obbedire significa abbandonarsi liberamente e totalmente a Dio, in pieno rispetto dell’intelletto e della volontà, acconsentendo volontariamente alla rivelazione da Lui fatta.[22]
San Giuseppe scelto da Dio come sposo della Vergine Maria, nel matrimonio e nella famiglia, diviene modello per ogni sposo e per ogni papà.
5.2 Santi Marta, Maria e Lazzaro di Betania
Marta, Maria e Lazzaro di Betania erano tre grandi amici di Gesù. La loro casa era un luogo di amicizia profonda in cui Gesù trovava accoglienza, familiarità e riposo. Da quello che ci raccontano gli evangelisti, nella famiglia di Betania, Gesù andava per donare ed essere accolto da un amore semplice e sereno.
Gesù, a Betania, si trovava a suo agio. Sapeva che quei suoi tre amici avevano fiducia in Lui e non gli facevano domande “per metterlo alla prova” (Matteo, 16,1; Marco 8,11; Luca 11,16; Giovanni 8,6); che nessuno dei tre voleva manipolarlo o ottenere qualcosa per sé; che in quella casa contavano i silenzi come le parole; che poteva ricevere affetto e comprensione.
Quegli amici, così profondamente legati a Lui, sanno andare oltre e cogliere in Lui la presenza di Dio. Gesù in quella casa andrà sempre ben volentieri perché troverà sempre un momento di pace interiore, di serenità, di semplicità e di amore vero.
Nella Betania odierna, gli oblati, facendo parte della nostra Fraternità, si sentono chiamati ad imitare questi esempi di santità: esempi concreti di ascolto e contemplazione, accoglienza e amicizia, preghiera e fraternità. Anch’essi, offrendo ogni loro preghiera, gioia e sofferenza in unione al sacrificio di Cristo, costantemente disponibili all’azione dello Spirito Santo, in unione con i fratelli e le sorelle consacrati, tendono a vivere in pienezza il carisma della Fraternità.
5.3 San Francesco
È con San Francesco che il laico acquista un ruolo essenziale nella Chiesa Universale. Infatti, egli, fondando anche l’ Ordine Francescano Secolare (Ofs), getta le basi per il primo grande movimento laicale nella storia della Chiesa.
Il Santo promuovendo la vita del laicato, anticipa di otto secoli l’ecclesiologia del Vaticano II, promuovendo una vita ricca di bellezza nella Chiesa Cattolica.
Come la finalità dell’Ofs è vivere da cristiani nel mondo seguendo le orme del Santo di Assisi, cosi, la finalità dell’oblato della FFB è vivere, da cristiano, nel mondo, seguendo il carisma che Padre Pio da Pietrelcina ha donato a Padre Pancrazio.
L'aggettivo "francescano" viene oggi usato per indicare persone o atteggiamenti caratterizzati da semplicità, umiltà, povertà, essenzialità: questo è già un carattere distintivo dell'essere appartenenti alla FFB in qualità di oblati.
Nelle "Regole ed Esortazioni" [23], il Santo ha scritto: "nessuno si insuperbisca, ma ognuno si glori della croce del Signore", mentre Tommaso da Celano riportando le parole del Santo afferma: "siamo minori, sottomessi a tutti e cerchiamo l'ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione"[24]. Viene anche citato un episodio del santo di Assisi che, incontrato un povero ne indossò i vestiti, e dopo aver deposto il saio ne provò grande gioia.
È da tali episodi che l’oblato viene ispirato ad accogliere e scegliere quelle situazioni che, nella sua quotidianità e nel suo stato di vita, lo pongono in uno stato di umiltà.
Inoltre, ad imitazione del poverello di Assisi, sceglie di farsi prossimo dei fratelli bisognosi, calandosi nelle sue sofferenze e facendosi carico delle difficoltà con letizia francescana.
Il tau, che l’oblato porta al collo, è segno dell'appartenenza alla spiritualità francescana.
Padre Pancrazio ha voluto che, su di esso, fosse impressa sul tau la scritta “Dio ti ama”: messaggio che l’oblato deve sentire rivolto a se stesso e proclamare a tutti coloro che incontrerà sul suo cammino.
San Francesco sceglie questo segno essenzialmente per due motivi: perché il segno grafico della lettera somigliava al segno della croce, ma anche perché essendo l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico rimandava alla scelta di Cristo che aveva preferito l’ultimo posto per amore degli uomini.
Il Cantico delle Creature è un canto di lode e di ringraziamento all'Altissimo per la bellezza e la perfezione del creato; per quelli che perdonano in nome del Padre e, persino, per la malattia e la morte.
L'oblato ha in grande considerazione la preghiera di lode, tanto da divenire egli stesso canto di lode al Signore per la sua Onnipotenza, che si manifesta nella sua bontà, fedeltà e amore infinito per tutte le creature.
L’oblato, riconoscente al Signore per i suoi infiniti doni predispone sempre il suo cuore ad uno stato di gratitudine, persino quando la sua vita è visitata dalla sofferenza.
"Francesco, va' e ripara la mia casa che è tutta in rovina", questa è la famosa richiesta del Crocifisso di san Damiano con cui Gesù chiede la ricostruzione della Chiesa.
L’oblato è colui che, fedele alla chiamata e agli inviti del Signore, anima e rinnova la sua vita, quella della Fraternità e di conseguenza quella della Chiesa.
5.4 San Pio da Pietrelcina
Erede spirituale di San Francesco d' Assisi, Padre Pio da Pietrelcina è stato il primo sacerdote a portare impressi nel suo corpo i segni della crocifissione. Noto come " il frate stigmatizzato ", al quale il Signore aveva donato particolari carismi, si adoperò con tutte le sue forze per la salvezza delle anime.
Le sue intercessioni presso Dio furono e sono, per molti uomini, causa di guarigione fisica, spirituale e di conversione a Dio.
La vita di Padre Pio è stata: preghiera, umiltà, sofferenza e sacrificio.
Per tutti noi, e per attuare il suo amore per Dio, realizzò iniziative in due direzioni: una verticale, verso Dio, con la costituzione dei "Gruppi di preghiera"; l'altra orizzontale, verso i fratelli, con la costruzione di un moderno ospedale: la "Casa Sollievo della Sofferenza".
Pietra angolare della Fraternità è stato l'incontro di Padre Pio con Padre Pancrazio, a San Giovanni Rotondo (Fg), l’ 1 aprile 1950.
Padre Pancrazio chiamava Padre Pio "mistero di epifania del Cristo crocifisso".
I contributi peculiari di Padre Pio alla Fraternità tramite Padre Pancrazio sono: l'importanza delle piccole cose, e nell’avergli detto che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie.
Inoltre, fu il Santo di Pietrelcina a donare a Padre Pancrazio un programma di vita, che profeticamente, ispirerà il carisma della Fraternità. Fu infatti egli stesso a scrivere di suo pugno su una immaginetta della Sacra Famiglia: "Non sii talmente dedito all'attività di Marta da dimenticare il silenzio di Maria. La Vergine Madre che sì ben concilia l'uno e l'altro ufficio ti sia di dolce modello e ispirazione".
L’oblato è colui che sente rivolto a se stesso queste parole e accogliendo l’invito del santo, ricerca ogni giorno un santo equilibrio tra preghiera e attività, affidandosi all’aiuto materno di Maria.
Egli sa che il cammino verso la santità lo spinge a compiere ogni azione, dalla più piccola alla più grande, con amore, perché è questa che rende straordinaria e accetta a Dio ogni azione.
Inoltre, l’oblato, sull’esempio di Padre Pio, è un amante di Gesù Crocifisso.
Egli, sorretto dalla grazia di Dio, è capace di accogliere con umiltà e pazienza le prove che la provvidenza divina vorrà permettere nella sua vita, per la sua santità e per la salvezza di tutte le anime.
5.5 Don Tonino Bello
Don Tonino Bello, uomo originale e attento alla voce dello Spirito Santo era un testimone fedele del Signore e, con coraggio, andava controcorrente.
L’amore a Gesù povero e crocifisso lo portava ad avere una compassione particolare per i poveri e bisognosi. Don Tonino “povero tra i poveri”, non si limitava a parlare di povertà mala praticava.
Era lui stesso convinto, che, per comprendere gli altri, fosse necessario immedesimarsi con loro.
Il suo bastone ligneo, o la croce intagliata nel legno di ulivo che portava al collo, erano icone di semplicità e immediatezza nell’approccio con i fratelli, tanto che soleva dire “il potere dei segni” e non “i segni del potere”.
Gli piaceva l’immagine del “sacerdote che cammina sul cornicione con il rischio di cadere”: di una Chiesa non statica, ricurva su se stessa, auto referente, bensì dinamica, attiva, sempre volta al prossimo, pronta a intercettare le istanze più concrete della gente. Una Chiesa immersa nel popolo di Dio, serva, che non si autoproclama, ma che proclama la Parola: la Chiesa che definì “del grembiule”.
Don Tonino era un uomo fatto preghiera, un innamorato di Maria, Madre della Speranza, e animato da lei proclamava: "siamo confitti con Lui, ma non sconfitti".
Per la vita di ogni oblato, la testimonianza di questo Vescovo riveste un ruolo importante perché egli è considerato un co-fondatore della FFB.
L’oblato, lasciandosi ispirare dal suo esempio, mosso dallo Spirito Santo, sa andare dinamicamente verso l’altro, in un atteggiamento di servizio, attento soprattutto, a quei fratelli poveri materialmente e spiritualmente.
Come lui, avendo il coraggio di andare controcorrente e denunciando quelle ingiustizie sociali che pongono tanti fratelli in un stato di miseria, è in grado di donare misericordia e speranza agli oppressi e agli stessi oppressori, i quali, soffrendo una povertà più grave, hanno bisogno di Gesù: unica e vera speranza.