Lineamenta

Documento presinodale

Il Sinodo degli Oblati FFB
3 – 5 novembre 2017
Autore: Maria Pia Fazzi


Introduzione

Il posto dei laici non è la sacrestia! Purtroppo, spesso è presente ancora questo tipo di pensiero: i laici devono aiutare i preti perché da soli non ce la possono fare… specie oggi che sono anche in pochi. Ma anche se i preti fossero di più, senza i laici non ci sarebbe la Chiesa! Non ci sarebbe un popolo di Dio... 

Il Concilio Vaticano II ha espresso una grande fiducia a riguardo del mondo laicale, evidenziando che il laico è persona chiamata alla santità in quanto battezzato e, proprio in forza del Battesimo, non può essere semplicemente un collaboratore, ma è corresponsabile della missione della Chiesa. La differenza è evidente: il collaboratore è uno che chiamo quando mi serve; invece, corresponsabile vuol dire che egli ha un diritto–dovere, acquisito con il Battesimo, di rispondere a Dio e di assumersi tutti gli obiettivi della Chiesa, dentro la comunità cristiana.

Si può vivere da cristiani anche senza far parte di nessuna associazione o movimento, perché la Chiesa è per tutti e non chiede particolari spiritualità, se non il Battesimo. Però, nel vivere la comunità cristiana si dà più concretezza al Vangelo, per tornare quindi con più forza a vivere l’essere cristiani dentro il mondo: tanta gente ha bisogno di Dio e non esiste prete che possa arrivare là dove arriva un laico, tutti i giorni, in tutte le pieghe della vita, in tutte le esperienze concrete.

A volte, però, la vita del cristiano può rimanere sterile di opere buone: egli aderisce a parole al vangelo di Cristo, ma la sua fede non si traduce in atti concreti e tangibili. Eppure Gesù è esplicito, quando afferma: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».[1]

Chi è, allora, l’Oblato all’interno della Chiesa e del mondo?

«Innanzitutto l’Oblato – dice P. Pancrazio – è un fedele che decide di donarsi in maniera particolare a Dio: dopo un cammino di approfondimento della fede, egli si rende conto che la vita cristiana ordinaria, così come l’ha vissuta fino a quel momento, non può più bastargli, per cui si sente spinto interiormente dallo Spirito Santo a fare della sua vita un dono particolare a Dio. In questo senso, egli desidera assumersi degli impegni più importanti di fronte al Signore e alla comunità dei fratelli». [2]

Padre Pancrazio anzitutto invita a considerare come tutto nasca dall’esperienza personale “dell’accoglienza amorosa di Dio”: «Dio ha tanto amato il mondo da dare Suo Figlio Unigenito»[3] … «dalle sue piaghe siamo guariti»[4].          
Chi ha sperimentato l’accoglienza misericordiosa del Padre è chiamato - e ne ha la responsabilità – a far conoscere tale amore e a condividerlo con gli altri uomini.

P. Pancrazio ha espresso così il suo deisiderio profetico riguardo la missione dei laici della FFB:

«Vi devo confessare sinceramente di avere un sogno dentro di me: quanto sarebbe bello che dai laici che condividono la nostra spiritualità cominciasse una fioritura di opere assistenziali e caritatevoli, nelle varie forme ed ambiti. Tutto questo come espressione proprio dell’accoglienza amorosa di Dio, sperimentata personalmente; e che poi queste esperienze venissero affiancate spiritualmente dal nostro istituto. Sarebbe come il veder sbocciare questa intuizione della Betania evangelica dove Marta è segno dell’accoglienza del fratello, Maria l’immagine della preghiera incessante al Signore che viene a guarire Lazzaro, l’icona reale della Risurrezione dai mali di questa nostra società. Non so se questo sarà solo un sogno o una realtà, dipende anche da ognuno di noi». [5]

Ed eccoci arrivati, dopo tre anni di riflessione, alla celebrazione conclusiva del Sinodo degli Oblati FFB. Quali le sfide che ci hanno interpellato?

  1. Essere coscienti della propria identità: senza complessi di inferiorità che portano a occultare la propria identità e le proprie convinzioni; e senza l’ossessione di essere come tutti gli altri e avere quello che hanno tutti. [6]
  2. Vivere nella coerenza di vita e offrire la testimonianza della comunione, curando l'incontro interpersonale, percorso fondamentale della nuova evangelizzazione. [7]
  3. Cogliere il legame tra l'annuncio del Vangelo e la promozione della vita umana in tutte le sue espressioni. La promozione integrale di ogni persona impedisce di rinchiudere la religione come un fatto privato senza alcuna incidenza nella vita sociale e pubblica. Una "fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo". [8]
  4. Vivere sotto il primato dell'azione dello Spirito Santo che infonde sempre e di nuovo l'impulso missionario a partire dalla vita di preghiera, dove la contemplazione occupa il posto centrale. [9]
  5. Sviluppare un forte senso di appartenenza alla FFB e il desiderio di vivere quotidianamente questo carisma al quale sento di essere chiamato dal Signore.
  6. Impegnarsi in qualche iniziativa caritativa compatibile con il proprio stato e la propria vita. Dice p. Pancrazio: «Nessuno è consì povero da non poter donare almeno un sorriso».

In questa ultima fase siamo chiamati a trarre le conclusioni del lavoro svolto, a prendere le decisioni che il Signore suscita nel nostro cuore e a viverle con la debita risoluzione nel nuovo capitolo che ci si apre davanti: quello di una nuova e maggiore responsabilità.

I. Identità

A. Introduzione

Nel cammino di preparazione al Sinodo è emersa l’urgenza di distinguere chiaramente l’identità dell’Oblato da quella del consacrato per evitare il rischio e la tentazione di appiattire tutto sulla forma specifica del consacrato, trasformando l’Oblato/a in una sorta di fraticello o suora, perdendo così la peculiarità del laico ed in seguito tutta la sua ricchezza. La cura della diversità come dono reciproco è anche garanzia di unità e comunione.

1.  Peculiarità carismatiche del laico FFB

Già l’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici del 1988 identifica due tentazioni che devono essere riconosciute ed evitate nel cammino di impegno laicale nella vigna del Signore: «In particolare si possono ricordare due tentazioni alle quali non sempre essi [i laici] hanno saputo sottrarsi: la tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico; e la tentazione di legittimare l'indebita separazione tra la fede e la vita, tra l'accoglienza del Vangelo e l'azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene»[10]. Per questo motivo dobbiamo affermare che se è tipica del religioso la “separazione dal mondo” propria del singolo carisma [11] il luogo naturale di espletazione del carisma laicale è proprio quello del mondo [12]. Se quindi e la separazione dal mondo è un elemento proprio della vita religiosa, non lo è della vita laicale che deve portare il proprio frutto nel luogo dove è posto da Dio e nelle strutture aggregative proprie (famiglie, associazioni, eccetera).

2.  Punti carismatici in comune con i consacrati FFB

Definite le distinzioni identitarie proprie dei vari stati di vita, gli Oblati e i consacrati condivido lo stesso carisma da vivere nella propria realtà di appartenenza, fondato sulla preghiera, l’accoglienza e la vita fraterna, da coniugare nella propria realtà di vita. Le case della Fraternità diventano luogo di incontro, di esperienza, di formazione e di trasmissione del carisma, ma il modo di vivere il carisma da parte dei consacrati non può essere la forma assoluta del modo di vivere lo stesso da parte degli Oblati. La “traduzione” del carisma è quindi necessaria e non univoca (nel senso che i laici possono trovare molteplici forme di incarnare il carisma nel mondo). I consacrati e gli Oblati possono anche condividere progetti comuni e collaborazioni stabili o temporanee (ad esempio i volontari), ma possono anche avere progetti propri tipici del proprio stato di vita. La stima reciproca, il sostegno delle attività degli uni e degli altri, la condivisione di esperienze e di prospettive diventano il substrato favorevole per una continua crescita ed un continuo sviluppo del carisma stesso.

3.  Complementarietà e collaborazione

Nel rispetto delle diversità, gli Oblati e i consacrati si arricchiscono a vicenda e si aiutano nel proprio cammino. In particolare i consacrati dovrebbero aiutare gli Oblati a mantenere alto il tenore della vita spirituale e a saper guardare gli eventi del mondo con uno sguardo di fede. Dall’altro lato gli Oblati devono aiutare i consacrati a conservare un sano realismo, a mantenere lo sguardo aperto sul mondo, fornendo anche loro gli strumenti per comprendere e leggere la realtà secolare. Solo una sana unione di queste due componenti garantisce uno sviluppo equilibrato nella vita del carisma ed evita quelle assolutizzazioni di singoli aspetti in sé così deleteria. Solo con la condivisione aperta tra laici e consacrati si riescono a realizzare progetti per il Regno di Dio veramente efficaci e inerenti le necessità della società contemporanea.

B. Preghiera

La preghiera è il fondamento su cui si poggia l’esperienza della Fraternità [13] e da cui ogni altra attività ha la sua origine. Questo aspetto contraddistingue proprio tutto ciò che nasce da Betania, ovvero la presenza di una profonda e costante esperienza di preghiera. In questo senso la preghiera è un aspetto identitario della partecipazione al carisma della Fraternità Francescana di Betania. Evidentemente – come afferma la dottrina del Dottore della Chiesa S. Francesco di Sales [14] – tale vita di preghiera deve coniugarsi differentemente, secondo le diverse situazioni di vita del consacrato o del familiare interessato.

La vita di preghiera si pone a fondamento e a tutela della vocazione dell’Oblato, il quale – proprio in virtù del rapporto con Dio che nasce nel cammino di preghiera decide sempre e di nuovo di fare dalla propria vita un dono a Dio, di corrispondere all’Amore fontale del Signore con l’offerta della propria esistenza, accogliendo così da Lui la chiamata ad una vita più impegnata nella carità. Padre Pancrazio ci insegna come tutto scaturisca dalla preghiera, tutto si ritrovi nella preghiera e tutto ritorni nella preghiera. Senza questa dimensione non c’è vera relazione con il Signore, non c’è ascolto della Sua volontà, non c’è permanente e stabile risposta alla Sua chiamata.

a) Differenza di obblighi e impegni

Lo Statuto dei Familiari della FFB delinea in maniera chiara gli aspetti salienti e le caratteristiche tipiche della vita di preghiera dell’Oblato. Al di là di questo le modalità concrete dell’impegno di ognuno nella vita di preghiera dipenderanno da molti fattori di natura soggettiva (indole, carattere) e oggettiva (impegni professionali e familiari). Ci sarà chi preferirà riempire la giornata di piccole giaculatorie, che avrà ampi tempi di silenzio, chi si concentrerà sulla meditazione della Parola, chi potrà vivere l’adorazione e chi si troverà a lodare il Signore nei molteplici avvenimenti della giornata. Come ci ricorda il Padre, non siamo stati creati in serie, né redenti in blocco. Nonostante, quindi, le evidenti differenti realizzazioni della vita di preghiera, nessuno è esentato dallo sviluppare un rapporto intimo e costante con il Signore, contrassegnato da tempi e spazi dedicati a questo.

b) Carattere esortativo e non imperativo dello statuto

Lo Statuto può essere interpretato in due maniere erronee: da una parte una visione lassista sostiene che essendo tutte esortazioni, si può anche non compiere il cammino di preghiera previsto. La vita di preghiera prevista dallo Statuto rappresenta una via per entrare in intimità con Dio, per aprirsi all’incontro stabile e profondo con il Signore. Chi scegliesse deliberatamente per mancanza di voglia di non vivere quanto presentato, deciderebbe di non nutrire la propria vocazione di Oblato con tutte le conseguenze del caso. Dall’altra parte troviamo un’interpretazione rigorista: molti infatti – per le condizioni esistenziali in cui vivono con una molteplicità di impegni – non sono in grado di vivere gli impegni di preghiera previsti in modo esortativo nello Statuto. Per questo motivo ritengono di non potere essere Oblati. Evidentemente anche questa interpretazione è erronea dal momento che quella persona veramente non può vivere quanto previsto, salvo mancare ai propri impegni di vita e di lavoro.

L’esortatività degli impegni di preghiera nello Statuto chiama ognuno al discernimento personale su cosa poter assumere e quando, mantenendo il giusto equilibrio tra la necessità di nutrire una vita di preghiera e quella di rispondere alla chiamata del Signore nella vita di ogni giorno e nelle proprie responsabilità. 

II. Fraternità

A. Differenza tra amici e fratelli di cammino

Gli amici si scelgono, i fratelli si accolgono, poiché sono un dono.

La comunità è luogo dove «si diventa» fratelli: il dono della fraternità non è dato in anticipo, ma è frutto del lavoro di tutti. È necessario perciò essere «costruttori» più che «consumatori o peggio ancora distruttori di comunità, a essere responsabili l'uno della crescita dell'altro, come pure a essere aperti e disponibili a ricevere l'uno il dono dell'altro, capaci di aiutare ed essere aiutati» [15].

Non basta un vago e platonico volersi bene per attuare una vera comunione, né un conciliante vivere e lasciar vivere per assicurare un'armonica intesa dei componenti, per costruire un insieme che possa chiamarsi fraternità.

La fraternità non si può identificare con il semplice stare insieme, confonderla con un luogo dove passare a volte qualche ora piacevole e curare delle amicizie, né come piattaforma di promozione personale, o peggio ancora come strumento per intessere amicizie speciali che facilitano gli interessi privati... Una “vita di gruppo” strutturata su tali principi non è certamente “cristiana” perché non ha Gesù al centro. Oltre tutto, è senza orizzonti di crescita e, innegabilmente, può dirsi votata al fallimento, perché si basa su aspetti fluttuanti e superficiali, che cambiano con gli umori dei partecipanti.          
É simile alle nostre amicizie virtuali presunte perfette, ma che si prestano facilmente a malintesi e, come sono iniziate facilmente, con altrettanta facilità finiscono e sono sostituite secondo la rigida disciplina del consumatore.

B. Spiritualità di comunione e aiuto fraterno

“La carità sia senza finzione” [16]

Prima di progettare, di sognare tante belle cose da fare, prima della programmazione, occorre promuovere una spiritualità della comunione.

- Spiritualità di comunione significa, innanzitutto, portare lo sguardo del cuore sul mistero della Trinità che abita in noi; cogliere la sua luce sul volto dei fratelli che ci stanno accanto.

- Spiritualità di comunione significa, inoltre, capacità di sentire il fratello di fede come uno-che-mi-appartiene, perché inserito nell'unità profonda del Corpo mistico: solo così sarò capace di condividere le sue gioie e le sue sofferenze, intuire i suoi desideri e prendermi cura dei suoi bisogni, saprò offrirgli una vera e profonda amicizia.

- Spiritualità di comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un dono per me, non solo per il fratello che direttamente lo ha ricevuto.

- Spiritualità di comunione è infine saper « fare spazio » al fratello, portando « i pesi gli uni degli altri » [17] ed aiutarlo concretamente cercando il suo bene; è mettermi in gioco respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie.

Non ci facciamo illusioni: potremmo escogitare tutti gli strumenti esteriori possibili per vivere la comunione, ma a ben poco servirebbero senza questo cammino spirituale. Sarebbero apparati senz'anima, maschere di comunione più che vie di espressione e di crescita della fraternità.

III. Missione

Una vita di preghiera autentica ha la sua verifica nei frutti concreti che accompagnano la vita e le opere degli Oblati quali: la conversione alla vita cristiana o il ritorno alla comunione di battezzati «lontani»; il fiorire di vocazioni al matrimonio cristiano o alla vita consacrata; il gusto rinnovato per la preghiera, la contemplazione, la vita liturgica e sacramentale; lo spirito di distacco e di povertà evangelica che apre a una più generosa carità verso tutti; la disponibilità a aiutare in Parrocchia o nelle Case della FFB; l'impulso a una presenza cristiana nei diversi ambienti della vita sociale e, infine, la creazione e l’animazione di opere caritative, culturali e spirituali.

A. Accoglienza come stile

L’Oblato per costituzione è fatto per condividere, per esprimere fraternità, per farsi vicino, è chiamato a vivere con tutti relazioni cariche di umanità, di attenzione, di ascolto, di silenzio o di parola, imparando ad intessere dialoghi di umanità significativi. Non c’è situazione umana nella quale non esista una sete profonda di verità, di giustizia, di fraternità, a cui gli Oblati non siano mandati. L’ambito dell’apostolato dell’Oblato è costituito da tutti gli ambienti e gli spazi del suo agire quotidiano, cioè il tessuto dei contatti umani nel quale si muove, quindi, non un territorio geografico, ma un territorio segnato dalla personale rete di relazioni. I destinatari della missione evangelizzatrice dell’Oblato sono anzitutto il coniuge, i figli, i colleghi di lavoro, i compagni del tempo libero, gli altri Familiari, e poi tutte le persone con le quali viene a contatto quotidianamente oppure occasionalmente.

B. Accoglienza spirituale

P. Pancrazio ci ricorda spesso che l’amore cristiano ricalca il simbolo della croce: un’asse verticale e una orizzontale, l’amore per Dio e quello per i fratelli: senza l’asse verticale non può sostenersi quello orizzontale della comunione, della fraternità, della generosità disinteressata. L’amore vero scaturisce solo dall’intimità con Cristo. L’accoglienza del fratello inizia dall’accogliere in noi il Verbo di Dio, dall’Ecce Ancilla Domini, fiat pronunciato con Maria.

Testimoniare

L’Oblato, dunque, è un cristiano innamorato di Dio, che porta in sé la memoria di Dio, si lascia guidare dalla memoria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare, custodire e alimentare nel cuore degli altri.   
Questa è la sua prima missione. Ed è impegnativa! Impegna tutta la vita, perché è basata sulla propria esperienza e sulla testimonianza coraggiosa.

La fede contiene la memoria della storia di Dio con noi: l’incontro con Dio che sempre ci ama per primo, ci salva e ci trasforma. Questo è il contenuto del messaggio che il testimone porta, non per mettersi in mostra, né per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà.

Nell’autentico testimone annuncio e coerenza di vita devono essere presenti contemporaneamente. Per venire in aiuto alla nostra piccolezza, Gesù ha promesso: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».[18] Gesù mette insieme le due cose. Non c’è l’una senza l’altra: «Avrete forza dallo Spirito» e «mi sarete testimoni».

C. Accoglienza morale

Servire

Se da una parte anche le varie forme di evangelizzazione e di catechesi, di ascolto e di consolazione sono da considerarsi come servizio, non mancheranno le opere caritative nella missione degli Oblati, secondo il sogno del nostro P. Pancrazio.

È sufficiente leggere lo Statuto per spalancare tutto un orizzonte aperto a 360°, nella vita dell’Oblato.

Riscoprire e far riscoprire la dignità inviolabile di ogni persona umana, che sia donna o bambino o immigrato ecc.

Questo costituisce un compito essenziale dei cristiani; anzi, in un certo senso, il compito centrale e unificante del servizio che la Chiesa è chiamata a rendere alla famiglia degli uomini ed è il primo campo in cui l’Oblato deve lavorare.

Il riconoscimento effettivo della dignità personale di ogni essere umano esige il rispetto, la difesa e la promozione dei diritti della persona umana, prima del rispetto, della difesa e della promozione dei diritti di qualsiasi altro essere vivente. Tra questi il diritto alla vita, quale diritto primo e fontale, è il fondamento di tutti gli altri diritti della persona .

Il rispetto della dignità personale esige inoltre il riconoscimento della dimensione religiosa dell’uomo.

La famiglia

La prima e originaria espressione della dimensione sociale della persona è la coppia e la famiglia, che costituiscono perciò il primo spazio per l’impegno sociale degli Oblati. Culla della vita e dell’amore, nella quale l’uomo “nasce” e “cresce”, la famiglia è la cellula fondamentale della società e della Chiesa. Essa ha un ruolo essenziale nella difesa della vita umana “dal suo concepimento alla sua fine naturale” e nella costruzione della persona che trova la sua pienezza in un contesto di amore e unità, e può crescere solo con il supporto della famiglia.

La famiglia costituisce una risorsa per la società, eppure oggi l’istituzione familiare è particolarmente bersagliata e sta vivendo un momento di eccezionale contrasto, rischiando di soccombere l’idea di famiglia naturale secondo il piano di Dio.

L’Oblato è interiormente sollecitato in modo particolare a promuovere la difesa della famiglia, la formazione delle giovani coppie, l’aiuto nella crisi coniugale, il sostegno nel bisogno materiale e spirituale, così da poter assicurare lo sviluppo di quei valori senza i quali nessun sviluppo umano è possibile.

Oggi la famiglia gode di una particolare attenzione e, anche all’interno della Chiesa, è diventata soggetto attivo ed evangelizzatore. Abbiamo infiniti esempi di famiglie che hanno saputo “inventare” un modo tutto loro proprio di sequela Christi.

Alcune famiglie, per esempio, soprattutto appartenenti a movimenti ecclesiali, si sono trasferite in luoghi di missione per rendere testimonianza al Vangelo con la loro vita, il che dimostra come effettivamente i coniugi cristiani, con i loro figli, possono essere “testimoni di Cristo fino agli estremi confini della terra”[19].

La famiglia è chiamata a svolgere la sua opera di evangelizzazione dunque anche al di fuori delle mura domestiche, in particolare attraverso il servizio spirituale e materiale reso ad altre famiglie, ambito più immediato e connaturale[20].

Sarebbe bello che alcune famiglie Oblate si dedicassero ad aiutare altre famiglie affinché conoscano la bellezza della loro vocazione, imparino a rispettare “la vita nelle sue diverse fasi”[21] e a vivere in “pace, unità e gioia”[22].

In virtù della chiamata a vivere il servizio nell’accoglienza, le famiglie Oblate sono per loro natura famiglie “aperte”: non dimentichiamo quella forma di testimonianza della carità che è l’adozione o l’affidamento e il servizio reso, nella propria o in altre famiglie, agli anziani, agli ammalati, agli handicappati, ecc.[23]; questi sono i compiti con cui sempre più di frequente oggi la famiglia cristiana è chiamata a confrontarsi, perché la carità di Dio, che i coniugi hanno ricevuta nel sacramento, si traduca in testimonianza concreta di vita.

La partecipazione alla vita politica

Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la società, gli Oblati non possono disinteressarsi alla vita politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune.

Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che frequentemente vengono rivolte agli uomini di governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico, come pure l’opinione diffusa che la politica sia un luogo di pericolo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani nella vita pubblica.      
Degli autentici cristiani al governo assumerebbero l’esercizio del potere politico con spirito di servizio: che cambiamento fondamentale porterebbe!

L’attenzione alla cultura e ai mass media

La Chiesa è pienamente consapevole dell’urgenza pastorale che alla cultura venga riservata un’attenzione del tutto speciale. Per questo essa sollecita i fedeli laici ad essere presenti nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo della istruzione e della ricerca, i luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica.                
La via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura sono gli strumenti della comunicazione sociale.

La riflessione su tali punti, illuminata dal soffio dello Spirito Santo, aprirà tante strade e tanti modelli di attuazione del carisma di Betania quanti lo Spirito vorrà.

D. Accoglienza materiale

La solidarietà

Il servizio alla società da parte dei credenti trova un suo momento essenziale nella questione economico-sociale. Tra i capisaldi della dottrina sociale della Chiesa sta il principio della destinazione universale dei beni che, nel disegno di Dio, sono offerti a tutti gli uomini come mezzo per lo sviluppo di una vita autenticamente umana.

Tutta la Chiesa poi è direttamente chiamata al servizio della carità. La carità infatti anima e sostiene un’operosa solidarietà, attenta alla totalità dei bisogni dell’essere umano.

Anche gli Oblati, interpellati dai bisogni degli uomini, sono chiamati a guardare ai problemi della società di oggi con lo sguardo dei più deboli e a mettersi in gioco con responsabilità, con libertà, con capacità di iniziativa a partire dall’assunzione di uno stile sobrio, aperto alla compassione, alla disponibilità e alla gratuità. Nella battaglia contro la povertà, il primo passo è la condivisione fraterna, a cominciare dai fratelli di cammino.

IV.   Progetti futuri

A. Proposte e progetti

Nel mese di giugno 2013, Oblati di varie Case hanno espresso ai loro Referenti il desiderio di impegnarsi in opere caritative concrete. In seguito a ciò, è stato chiesto a tutti gli Oblati di esprimere il loro modo di intendere la propria missione con proposte apostoliche concrete e fattibili per vivere il carisma di Betania come laici. Tali proposte sono state quindi raccolte, unite e schematizzate.  Da qui si è intuita l’importanza di indire un Sinodo degli Oblati che, mediante una riflessione di tre anni, ponesse valide basi alla comprensione della vocazione dell’Oblato. Ormai al termine di questi lavori, torniamo insieme a considerare le possibili attuazioni delle opere alle quali si sentono chiamati gli Oblati.

Le proposte di preghiera
  1. Cenacoli di preghiera e condivisione
  2. Preghiera di intercessione
  3. Preghiera per l’unità e santità delle famiglie
  4. Turni di Adorazione perpetua (2 ore/sett.)
  5. Preghiere per anime del Purgatorio e per i consacrati della FFB
  6. Tempo di preghiera comune in segno di comunione e sostegno (monastero virtuale?)
  7. Aprire nuovi GAD
Le proposte di comunione
  1. Oblati Responsabili e formatori affiancati ai Referenti consacrati FFB
  2. Sostegno alle Case FFB
  3. Veglia mensile
  4. Vita fraterna in comune
  5. Villaggio Betania
Le proposte pastorali
  1. Pastorale familiare stile “Betania”
  2. Accompagnamento ai Sacramenti
  3. Formazione familiare
  4. Incontri specifici per coppie in difficoltà
  5. Sportello di ascolto e ministero di accoglienza e consolazione
  6. Visita agli anziani, ammalati e moribondi
Le proposte assistenziali
  1.  Laboratori e mercatini di beneficenza.
  2. Raccolte di solidarietà
  3. Centro d’ascolto
  4. Progetto “Piccola Betania” (assistenza minori disabili e loro famiglie)
  5. Casa-famiglia per minori
  6. Scuola per minori
  7. “Rete” di sostegno per persone e famiglie in difficoltà (bacheca virtuale offro-cerco  lavoro, vestiario, mobili, altro…)

B. Progetti e mobilità [24]

Itineranza apostolica francescana

Il concetto di missione contiene in sé in modo indissolubile il valore dell’ “andare-verso”, in una itineranza continua verso l’altro, che sia il prossimo o il lontano; come il buon pastore e il buon samaritano. Caratteristica propria dell’itineranza missionaria e francescana è dunque andare “da povero” “con i poveri” “per i poveri”, ovvero mettere al primo posto l’annuncio evangelico nel distacco dai beni e dagli interessi puramente materiali, camminando con i fratelli nella fede e privilegiando i più poveri e bisognosi.

Nel nostro tempo segnato dalla soggettività e dall’individualismo, riscopriamo una itineranza che richiede identità fortemente relazionali, che sappiano rispettare e accogliere la diversità; uomini aperti al dialogo al di là di vincere o perdere nel rapporto con l’altro; cristiani capaci di scoprire l’uomo nel volto sfigurato che incontrano e di abbracciarlo, come Francesco col lebbroso.

Mettersi in cammino per superare la distanza che ci separa dall’altro: l’itineranza ci fa vivere – come dice Francesco – “pellegrini e forestieri in questo mondo” senza appropriarci di nessun luogo, perché chiamati ad abitare i legami affettivi.

Il senso ultimo dell’itineranza ci richiama l’“uscire da noi stessi” e scoprire l’“altro” avvicinandomi a lui con spirito di umiltà e minorità, fino ad incontrare il “totalmente Altro”, come diceva il nostro padre Pancrazio: “La vita è fatta di incontri, fino all’ultimo che sarà con Dio”.

Itineranza e mobilità

Molti dei sogni e progetti che in questi ultimi anni premono per essere messi in atto chiedono in modo particolare la riflessione sul valore dell’itineranza e su come questa possa interpellare anche il cristiano laico.

La chiamata a realizzare una determinata opera insieme ad altri fratelli ci deve far riflettere sulla necessità di essere interiormente liberi da ogni attaccamento alle cose del mondo, per essere pronti a concretizzarla là dove è possibile, dove il Signore l’ha pensata. È impensabile supporre che i progetti assistenziali sognati possano attuarsi in ogni città dove residiamo: si può ragionevolmente presumere che la realizzazione di ogni opera sarà guidata e facilitata dalle esigenze del territorio. Così l’Oblato – o la famiglia Oblata – che si sente chiamato raggiungerà quell’opera mediante la quale intende servire il Signore, la Chiesa e l’uomo, lì dove sarà attuata.

Nondimeno il nostro tempo ci insegna come tante persone per avere un lavoro o per migliorare la propria condizione sociale non rinunciano a mettersi in “mobilità” e trasferirsi da un comune o una regione all’altra e spesso ad andare addirittura all’estero.

E noi cosa siamo pronti a fare di bello per Dio?

C. La priorità dell’annuncio

Certo, non tutti gli Oblati potranno impegnarsi in vere e proprie opere di assistenza, ma il nostro carisma suggerisce un’infinità di servizi a sostegno degli altri: non ultime le opera di misericordia spirituale, come ascoltare e consolare … E se tutti i servizi sono utili, essi raggiungono il vertice nel servizio dei servizi, nel ministero dei ministeri, quello che dà ad un uomo la forza di sperare e di continuare a vivere: le nostre opere sono sempre a servizio dell’annuncio più importante: “Dio ti ama!”

V. Conclusione

Affidiamo a Maria SS., ancella del Signore, questo nostro umile lavoro e preghiamola con le parole di don Tonino Bello:[25]

«Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà. [...] Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. [...] Non ci fidiamo più l'uno dell'altro.... Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro [...] Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze. [...] Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. [...]

Santa Maria, donna missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con quell' ardore che spinse te, portatrice di luce, sulle strade della Palestina. Anfora dello Spirito, riversa il suo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli «estremi confini della terra». E anche se la vita ci lega ai meridiani e ai paralleli dove siamo nati, fa' che ci sentiamo egualmente sul collo il fiato delle moltitudini che ancora non conoscono Gesù. Spalancaci gli occhi perché sappiamo scorgere le afflizioni del mondo. Non impedire che il clamore dei poveri ci tolga la quiete. Tu che nella casa di Elisabetta pronunciasti il più bel canto della teologia della liberazione' ispiraci 1'audacia dei profeti. Fa' che sulle nostre labbra le parole di speranza non suonino menzognere. Aiutaci a pagare con letizia il prezzo della nostra fedeltà al Signore. E liberaci dalla rassegnazione.»

Indice

Introduzione  1

I. Identità   4

A. Introduzione  4

1.     Peculiarità carismatiche del laico FFB  4

2.     Punti carismatici in comune con i consacrati FFB  4

3.     Complementarietà e collaborazione  5

B. Preghiera  5

a) Differenza di obblighi e impegni 6

b) Carattere esortativo e non imperativo dello statuto   6

II. Fraternità   7

A. Differenza tra amici e fratelli di cammino   7

B. Spiritualità di comunione e aiuto fraterno   7

III. Missione  8

A. Accoglienza come stile  8

B. Accoglienza spirituale  9

testimoniare  9

C. Accoglienza morale  9

servire  9

Riscoprire e far riscoprire la dignità inviolabile di ogni persona umana, che sia donna o bambino o immigrato ecc. 10

La famiglia  10

La partecipazione alla vita politica  11

L’attenzione alla cultura e ai mass media  11

D. Accoglienza materiale  12

La solidarietà  12

IV.    Progetti futuri  12

A. Proposte e progetti 12

Le proposte di preghiera  13

Le proposte di comunione  13

Le proposte pastorali 13

Le proposte assistenziali 13

B. Progetti e mobilità 13

Itineranza apostolica francescana  13

Itineranza e mobilità  14

C. La priorità dell’annuncio   15

V. Conclusione  15

Indice  16

 


[1] Mt 7,21
[2] P. Pancrazio, Catechesi, Loreto 2007
[3] Gv 3,16
[4] Is 53,5; 1Pt 2,24
[5] P. Pancrazio, Discorso Rovio 2002, Sulle strade di un carisma
[6] cfr Evangeli gaudium n. 79
[7] ibidem n. 121 e nn. 127-129

[8] ibidem n. 183

[9] ibidem n. 264

[10] ChL 2
[11] cfr. Can 607 §3, Codice di Diritto Canonico
[12] cfr. ChL 15
[13] cfr. P. Pancrazio, Sulle strade di un carisma
[14] cfr. Introduzione alla vita devota, Parte I, Cap. 3
[15] VFC 24
[16] Rm 12,9
[17] Gal 6,2
[18] At 1,8
[19] Atti 1,1-26; cfr. FC, 54
[20] Direttorio di Pastorale Familiare, N° 146
[21] cfr. Statuto, 7
[22] idem
[23] FC, 71
[24] Cfr. Mt 10
[25] Don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni