Come in tutte le Fraternità, anche qui a San Quirino noi oblati ci siamo riuniti per produrre un breve documento che riassumesse le nostre riflessioni sull'identità del cristiano a premessa di quella che poi sarà l'identità dell'oblato.
Queste riflessioni sono un passo del percorso che ci porterà al 1° Convegno nazionale degli oblati sull'identità dell'oblato a sua volta quale primo incontro prima del Sinodo del 2017.
L’IDENTITA’ DEL CRISTIANO
“Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,3): è la chiara chiamata che il Signore rivolge a tutti, religiosi e fedeli laici. In virtù del battesimo che abbiamo ricevuto siamo tutti membri dell’unica Chiesa di Dio, tralci della Sua vite (cf Gv 15,5).
Il Signore ci chiama, nella Sua vigna, al servizio di tutti i fratelli, disponibili ad accettare e valorizzare le diversità, a rispettare le culture altrui, accogliendo ed esaltando il valore del prossimo. La diversità e la complementarietà del cristiano caratterizzano la vita della Chiesa in relazione alle vocazioni e condizioni di vita che ognuno riceve come dono dallo Spirito Santo (cf 1Cor 12,28). Siamo perciò membri dell’unico Corpo mistico.
La pace è uno dei frutti che il Signore coltiva nella Sua vigna. Il cristiano deve essere costruttore di pace, ribaltando l’ottica materialistica e consumistica che pone al primo posto il tornaconto e gli interessi finanziari mettendo al centro l’uomo ed i suoi bisogni. La pace si costruisce quotidianamente, impegnandosi giorno per giorno, e non solo nelle cerimonie ufficiali. Si costruisce dal basso verso l’alto, cominciando con il soddisfare le istanze dei fratelli più prossimi.
I bisogni dell’uomo, istituiti sacri ed inviolabili, ma che troppo spesso vengono calpestati con noncuranza, sono il diritto alla vita, conseguenza di una procreazione responsabile, il diritto alla casa ed al lavoro.
Ogni cristiano fonda su questi diritti la costituzione, imprescindibile, della famiglia. Cellula del corpo mistico della Chiesa. Che deve occupare un ruolo primario nella società civile. All’interno della famiglia cristiana deve regnare la comunione di intenti e l’eguaglianza tra tutti i componenti. La famiglia cristiana è chiamata ad essere sempre più protagonista attiva e responsabile della propria crescita e della propria partecipazione alla vita sociale. Partecipazione che, per coloro ai quali il Signore ha donato i talenti, può condurre all’impegno politico.
“La politica: arte nobile”: don Tonino Bello, partendo da questo luogo comune, fornisce delle spiegazioni ispirate ed inequivocabili. Sostiene che il cristiano che si impegna in politica deve essere un artista, cioè un uomo di genio e di fantasia, meno disposto alle costrizioni delle logiche di partito e più propenso all’invenzione creativa che gli viene richiesta dall’irripetibilità della persona. Il cristiano in politica deve essere nobile, per favorire le esigenze di progresso, di pace e di libertà. Nobile perché deve conoscere la dignità della persona umana nella sua dimensione individuale e comunitaria. Il cristiano in politica deve sapere che il suo è un impegno difficile. Difficile nella gestione delle conflittualità dei partiti: deve contemperare il rispetto e la lotta; l’accoglimento e il rifiuto; la convergenza e la divaricazione. Il cristiano che fa politica deve tendere ad umanizzare i dispositivi di legge e dare passione alle rigide norme istituzionali.
Anche Giovanni Paolo II, nella Christifidelis laici, esorta il cristiano alla partecipazione attiva. Il cristiano deve essere sale della terra e luce del mondo (cf Mt5,13.16) inserito, oltre che nel mondo del lavoro, in tutti gli ambiti culturali, scientifici ed artistici, per partecipare alle decisioni e cercare di ricondurle al dettato evangelico.
Il cristiano invitato ad operare nella vigna del Signore risponde alla Sua Parola (sacre scritture) ed obbedisce ad essa, non per azzerare passivamente la propria volontà, non per avvilirsi nel ruolo dell’automa ma per attivare i meccanismi dell’ascolto e del dialogo. La dinamica dell’ubbidienza suppone uno che faccia una proposta con rispetto e l’altro che aderisca con amore. L’obbedienza non è smettere di volere, ma è identificarsi a tal punto con la persona a cui si vuole bene da far combaciare con la sua la propria volontà.
Don Tonino Bello ci invita a farci accompagnare l’esistenza da interpretare la vita come dono; a decidere di operare secondo giustizia; a perseguire la pace ed a preservare il creato.
Sempre consapevoli che il cristiano autentico, afferma don Tonino, è un sovversivo, uno che va controcorrente, non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente.
Attraverso gli scritti del serafico Padre San Francesco, di don Tonino Bello vescovo e dell’esortazione apostolica Christifideles laici di San Giovanni Paolo II abbiamo prodotto questa riflessione, frutto del lavoro comune del gruppo degli oblati di San Quirino.
Pace e bene.