Primo Sinodo Oblati:
un traguardo da cui partire
La storia è fatta di avvenimenti e, per farne memoria, si ricorre a date e a luoghi in cui essi si sono svolti.
Così dagli annali si saprà che il primo Sinodo degli Oblati della Fraternità Francescana di Betania si è svolto in
Casa Madre a Terlizzi dal 3 al 5 novembre 2017. Nel cuore, però, il ricordo sarà molto più profondo e ricco di
momenti insieme: forte è stata l’intensità delle relazioni vissute, dei sentimenti di amore fraterno condivisi,
della S. Messa celebrata alle 7:30 del mattino da Sua Ecc.za Mons. Domenico Cornacchia (Vescovo di Molfetta
– Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi), dei momenti di preghiera e di lavoro vissuti con gioia, del divertentissimo
spettacolo di varietà organizzato da alcuni nostri fratelli Oblati, della catechesi sull’amore coniugale proposta
sotto forma di recital da Davide Zanelli.
Sono stati giorni in cui gli Oblati - Familiari laici chiamati a vivere il carisma della Fraternità nella vita di tutti
i giorni - hanno deciso di “fare Sinodo”, ossia di mettersi a camminare insieme. “Quanto sarebbe bello che
dai laici che condividono la nostra spiritualità cominciasse una fioritura di opere assistenziali e caritatevoli,
nelle varie forme ed ambiti e che queste esperienze venissero affiancate spiritualmente dal nostro Istituto”.
Questo sogno profetico di p. Pancrazio, ispirato dallo Spirito Santo e abbracciato con tutte le forze da lui ed
oggi anche da noi con più consapevolezza, si è materializzato: è un traguardo da cui partire, un punto di riferimento
per guidare e sostenere tutti noi Oblati già impegnati nel cammino, ma anche i fratelli e le sorelle
che saranno chiamati, nel prossimo e nel lontano futuro, a vivere così intimamente il carisma della Fraternità.
Giorni intensissimi di preghiera e di comunione fraterna che ci hanno visto impegnati a lavorare divisi in
gruppi con la presenza attenta dei fratelli e sorelle consacrati per l’elaborazione del documento post-sinodale:
“Linee Guida della figura dell’Oblato FFB”.
In questi giorni abbiamo vissuto in uno stato di “ebbrezza cosciente”, abbiamo provato la sensazione di essere
“farfalle”, di aleggiare scambiandoci le emozioni, le ricchezze che ciascuno, seppur nella propria miseria e nei
propri limiti, alimenta nel suo intimo, nel suo essere. E il desiderio sentito da tutti è l’impegno di essere santi
Oblati nel mondo, di essere il profumo buono di Gesù di cui tutti si devono inebriare e innamorare. Il progetto
è difficile e ambizioso, ma noi abbiamo messo le basi, abbiamo tagliato il nastro di apertura al cammino; noi
ci siamo.
Benedetto Di Dia, Oblato FFB Partanna
Unione, presenza e ascolto
Cosa posso dire del Sinodo? Visto che si è svolto in tre giorni,
proverò a sintetizzarlo in tre parole: la prima è unione. È stato
bello poter conoscere e trascorrere del tempo con gli Oblati
provenienti dalle altre case. Ci siamo sentiti una “famiglia di
famiglie” in cui si condividono le gioie e si portano i pesi gli uni
degli altri.
La seconda è presenza: ciò che più mi ha commosso è stato
sentire vivo in mezzo a noi p. Pancrazio. Abbiamo avvertito che
i nostri lavori erano, in ogni momento, da lui guidati, accompagnati
e benedetti.
Infine, l’ultima parola è ascolto: il Sinodo è stato un momento
privilegiato per tendere l’orecchio alla voce dello Spirito
Santo. Si è parlato tanto di fioriture del carisma
in molteplici opere di carità, alcune delle quali continuano
a “risuonare” in me in modo forte. Al tempo
stesso l’evento di Terlizzi ha rinnovato in noi Oblati la
consapevolezza che la prima e più importante opera
rimane sempre la preghiera. L’Oblato non deve
solo fare buone azioni o dire preghiere, ma essere
preghiera. La carità sboccerà allora, naturalmente,
da quest’unione vera e profonda con Dio.
Una piccola Pentecoste
“Svegliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare
l’aurora” (Sal 56) è il canto che a più riprese è risuonato nei
nostri cuori durante il Sinodo e che vogliamo mantenere saldo
per sempre.
Per noi l’evento è stato una piccola Pentecoste perché abbiamo
avvertito il soffio d’amore con cui lo Spirito Santo ci ha avvolti.
Due i momenti più forti: l’inizio, con la Santa Messa presieduta
dal nostro Vescovo e la preghiera di lode fatta
all’unisono, per ringraziare Gesù dei prodigi che compie
in tutta la Fraternità e in ciascuno di noi.
Non esitiamo ad affermare che abbiamo percepito uno spirito
di comunione tra noi Oblati sin dalla prima serata con
la festa dell’accoglienza organizzata dai nostri fratelli
e sorelle.
Durante i lavori di gruppo e assembleari è prevalsa
quell’armonia che ci ha portati a confrontarci al fine di
trovare le costanti di una scelta fatta per rispondere
ad una chiamata speciale del Signore. Con l’apertura
e nell’unione dei cuori c’è stato lo scambio reciproco
di esperienze di vita che ci ha aiutati a sentirci fratelli
e sorelle in Cristo. L’entusiasmo di queste scoperte
ci ha spinti, all’unanimità, a proporre di incontrarci
ancora… arrivederci al prossimo Sinodo!
... un cammino di tre anni
per arrivare al primo SinodoIl Sinodo degli Oblati è stato preceduto da un cammino
di formazione durato tre anni, originato dalla
certezza che l’amore di Dio ci ha scelti ed uniti,
chiamandoci così ad una nuova identità, quella di
Oblati all’interno della Fraternità Francescana di
Betania.
Dalla formazione è nato il documento pre-sinodale
Lineamenta, oggetto di riflessione e ampia discussione
fra gli Oblati delle diverse case e che ha
portato al documento provvisorio Instrumentum
laboris, oggetto di ulteriori riflessioni nelle giornate
del Sinodo.
In questi tre anni abbiamo avuto il desiderio forte
e condiviso di giungere ad una più viva consapevolezza
dell’identità dell’Oblato sviluppando un più
autentico e profondo senso di appartenenza alla
Fraternità per diventare costruttori di comunione,
amando la missione nella specificità dei ruoli che
ognuno di noi è chiamato a ricoprire nella quotidianità,
mettendosi in gioco fino in fondo.
In questi tre anni abbiamo camminato insieme
imparando a conoscere, attraverso lo studio e la
condivisione, le esortazioni di p. Pancrazio, i testi
magisteriali della Chiesa e varie fonti. Abbiamo così
delineato l’identità dell’Oblato, il suo modo di vivere
nel mondo e in Fraternità, la sua missione e le
prospettive future.
Durante il Sinodo, organizzati in cinque gruppi di
lavoro, abbiamo proposto nuove e concrete definizioni
rispetto all’identità, alla fraternità, alla missionarietà
e a progetti futuri, arrivando a delineare
in plenaria un unico documento di sintesi dal quale
è emersa la necessità di accogliere con maggiore
determinazione il cambiamento che l’oblazione
chiede alla nostra quotidianità.
Abbiamo compreso profondamente come tutto
questo sia possibile fondando la nostra identità sulla
preghiera. Così sono stati delineati gli obiettivi
da raggiungere: una vita che si fa preghiera e che
testimonia concretamente la scelta di Cristo attraverso
la pace, la gioia, la tenerezza, perché, se Cristo
è al centro di tutto, non può esserci amarezza,
rabbia, gelosia, ma gioiosa speranza e fiducia. Per
l’Oblato la scelta è quella di abbracciare uno stile di
vita sobrio, lasciarsi svuotare dalle proprie sicurezze
per farsi riempire dalle certezze di Dio.
Nei giorni del Sinodo abbiamo sentito forte il desiderio
di sostenere le opere già avviate come la
missione in Brasile e abbiamo gioito nell’apprendere
di tutte le opere avviate nelle varie case (il centro
di ascolto a Terlizzi, la casa-villaggio a Cagliari,
l’associazione Betania a Verona): ciò che tre anni
fa sembrava un sogno oggi sta prendendo forma!
Ci siamo salutati, sostenuti dall’esortazione di p.
Pancrazio: “Un grazie per la vostra testimonianza…
portate il buon odore di Cristo in mezzo al putridume
che c’è nel mondo. Dimostrate a voi stessi,
innanzitutto, e agli altri che siete seguaci di Cristo
anche se, naturalmente, seguire Cristo
comporta portare una croce. Però
la croce portata con lui è più sopportabile,
è più accettabile. Lo dice Gesù:
«Il mio giogo è dolce e il mio carico
leggero» (Mt 11, 30) quando si porta
con amore”.
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