L’unità nell'Istituto
Anche la più piccola divisione è una ferita
Carissimi fratelli e sorelle,
siamo qui (…) ed anche noi – insieme con la Chiesa di sempre – imploriamo da Dio, attraverso la Santa Messa, quel vincolo di comunione che ci edifichi in fraternità.
In effetti, noi siamo tutti qui ri-uniti fisicamente, ma dovremmo anche chiederci se siamo veramente uniti gli uni con gli altri, se sussiste in noi quell’unità che Gesù ha offerto ai suoi, tramite il dono dello Spirito Santo.
Potrete sicuramente immaginarvi che nel cuore di ogni Fondatore, e quindi anche nel mio cuore, vi sia un particolare anelito, come un tormento, riguardo all’unità nel proprio Istituto. Ne consegue che, per lo stretto rapporto che si instaura tra il Fondatore e la fondazione, anche la più piccola divisione rappresenta come una ferita personale un dolore insanabile che il Fondatore vive nella sua naturale estensione spirituale nella comunità.
Capite quindi, perché io insista con tanto vigore sull’unità nella nostra Fraternità.
Proprio oggi, aprendo questo nostro terzo Capitolo Generale che vorrebbe manifestare l’unità dei nostri cuori nella ricerca della volontà di Dio, voglio offrirvi qualche riflessione su questo argomento.
L’unità fondata nello Spirito Santo
Gli uomini da soli non sono in grado di creare una vera comunione stabile
L’unità che Cristo implora dal Padre, e che pure ci chiede di attuare affinché il mondo possa credere in Lui, non è l’unità che si genera spontaneamente attraverso il sentimento naturale della simpatia, e neppure quell’unità che si forma attraverso la condivisione di un obiettivo comune: l’unità che Gesù ha portato nel mondo è radicata nella Sua stessa persona.
La nostra esperienza di tutti i giorni ci mostra la fragilità di tutte quelle forme di unione che cercano il loro vincolo solamente in aspetti umani: appaiono continuamente i fallimenti, i tradimenti, le cadute, le divisioni. È certo che gli uomini da soli non sono in grado di creare una vera comunione stabile, anche perché il peccato, che tristemente costella le nostre vite, ne è una continua minaccia.
L’esempio biblico della torre di Babele ci mostra come ogni tentativo puramente umano di raggiungere ciò che è divino con le proprie forze è destinato a fallire nella più misera frammentazione, e la dispersione linguistica che ne conseguì manifesta perfettamente che l’effetto della superbia umana è l’incapacità di comunicare ciò che è essenziale perché si possa instaurare la comunione.
È quindi necessario che l’unità sia fondata nello Spirito Santo attraverso una ricerca continua di ognuno di noi, alimentata da un desiderio profondo, da un’aspirazione costante, dalla consapevolezza di trovarci di fronte ad una necessità imprescindibile che però non sappiamo realizzare con le nostre forze e che, quindi, dobbiamo chiedere costantemente al Dio di ogni grazia. Per questo motivo, solo l’incontro quotidiano con Colui che è la fonte di ogni unità, solo una preghiera che ci introduca nella conoscenza del mistero di Cristo potrà condurci a superare la divisione che il peccato quotidianamente insinua nei nostri cuori.
L’unità comincia dentro di noi
Dobbiamo diventare mendicanti di unificazione nei nostri cuori
Proprio per questo, la prima unificazione necessaria è quella che deve avvenire nel nostro cuore. Ognuno di noi – infatti – è diviso dalla molteplicità dei suoi obiettivi e dalla frammentazione delle proprie inclinazioni: da una parte vorremmo la realizzazione del Regno di Dio, ma dall’altra cerchiamo la nostra gloria personale; da una parte vorremmo vivere una donazione totale, ma dall’altra cerchiamo una continua consolazione materiale. Siamo divisi perché dentro di noi si svolge continuamente la battaglia tra il primato di Cristo e il despotismo del nostro ego … In verità, ben conosciamo le parole del Maestro: “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” (Mc 8,35), ma quante volte questo principio guida veramente le nostre scelte quotidiane? Abbiamo bisogno di conoscere sempre di più – innamorandocene – la verità che è Cristo, ma per fare questo è necessario che ogni giorno, ogni istante, cerchiamo di vivere coerentemente con la verità conosciuta. Giustamente Paolo scriveva ai filippesi: “non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). In questo senso direi che l’unificazione comporta, anche e soprattutto, la coerenza tra la conoscenza intellettuale del Vangelo e la concretezza di una vita realmente evangelica.
L’unità, quindi, comincia dentro di noi, attraverso un rapporto più vero con Gesù, nella considerazione della nostra fragilità che ci parifica con i nostri fratelli e che non ci permette di pensare o desiderare nessuna supremazia sugli altri … come dico sempre la tremenda realtà che ci accomuna è che siamo tutti peccatori. Ma sulla nostra fragilità si china la gratuita misericordia di Dio, che è capace di trasformarci, di comunicarci la sua luce, la sua purezza la sua bellezza e, nonostante non ci potremo mai appropriare di questi attributi, essi possono vivere dentro di noi.
Prima di cominciare ad essere operatori di unità, dobbiamo quindi diventare mendicanti di unificazione nei nostri cuori. Prima di poter disquisire sulle possibili cause di divisione, dobbiamo dare consistenza alle nostre scelte quotidiane, per diminuire l’impatto del peccato dentro di noi e permettere alla grazia di portare il suo frutto.
Unificati nella gioia del servizio di Dio
L’unità sorge quando il cristiano, unificato in Cristo, si tuffa con gioia nella realtà dell’altro.
Nell’ufficio delle letture di ieri abbiamo sentito Sant’Agostino dire: “Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se stessi, sono pronti ad accusare gli altri” (Disc. 19,2-3; CCL 41 252-4). Similmente noi potremmo dire che chi non si vuole mettere alla scuola di Gesù per farsi unificare in Lui, chi non mette la scure alla radice (Mt 3,10) della sua divisione interiore, non potrà che essere portatore di divisione nella Fraternità, e questo si manifesta proprio in quella critica e in quella mormorazione di cui la vita consacrata, purtroppo, è tristemente piena.
La nostra Fraternità e la Chiesa intera, abbisognano invece di fratelli e sorelle unificati nella gioia del servizio di Dio, sulla roccia della fede nel Suo amore, orientati verso la speranza dei beni futuri.
Chi comincia questo cammino, può veramente cominciare quella straordinaria missione di farsi operatore di pace (Mt 5,9), costruttore di unità, dispensatore di misericordia. L’unità sorge quando il cristiano, unificato in Cristo, fa del suo prossimo l’orizzonte della propria libertà, quando si tuffa con gioia nella realtà dell’altro.
Faccio qui subito alcune distinzioni per evitare due pericolosi fraintendimenti su quest’espressione “tuffarsi nell’altro”. Da una parte bisogna capire che questo “tuffo” non riguarda una porzione di fratelli e sorelle che elettivamente mi scelgo sulla base di interessi personali o di affinità sensibili, il che sarebbe un dividere il mondo in due: quelli che ho scelti, e gli altri. Piuttosto, questo tuffo è un atteggiamento universale che risponde all’agire di Dio, il quale si è donato per tutti e non solamente per alcuni eletti. Dall’altra parte dobbiamo anche capire che se non è in corso il cammino di unificazione in Gesù di cui abbiamo parlato, è facile che questo “tuffarsi” nell’altro diventi idolatria o possesso. Idolatria quando metto la mia vita nelle mani di qualcuno diverso da Dio, quando la sua attenzione o la sua compiacenza sono in grado di trasformare le mie giornate … cosa che dovrebbe avvenire solamente con Gesù. Possesso, invece, quando il fine dell’interessamento all’altro è quello di sentirsi padroni della vita di un altro, quello di avere la percezione di occupare uno spazio importante nel cuore del mio fratello o della mia sorella … e questo, nuovamente, compete solo al Signore.
La figliolanza divina ricevuta nel battesimo ci rende fratelli
L’unità nasce tra di noi quando cominciamo a voler amare ogni nostro fratello o sorella in Cristo
Tolti questi fraintendimenti, vediamo di capire in che cosa consiste questa unità tra di noi che tanto sospiriamo da Dio. Innanzitutto l’unità parte dalla consapevolezza che siamo tutti fratelli in Cristo, figli dello stesso Padre che ama ciascuno di noi con un amore sconfinato e totalizzante. È proprio la figliolanza divina che abbiamo ricevuto nel battesimo a renderci fratelli avendo un nuovo vincolo: l’amore stesso del Padre. Gesù in persona ci ha lasciato questo testamento quando ci ha detto: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. (…) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 9.12). Il primo pilastro della nostra unità si fonda sulla consapevolezza che siamo tutti uniti nell’amore del Padre che ci ha tanto amati da dare il suo Figlio per noi (cfr. Gv 3,16). In quest’ottica, la nostra risposta a questo straordinario e personalissimo amore di Dio per me è quella di prendermi cura di coloro che Egli ama, dei suoi figlioletti amati. Non c’è spazio qui per gelosie o confronti, l’amore di Dio sarà grande in me nella misura in cui io lo lascerò vivere, prendendomi cura dei miei fratelli e delle mie sorelle. L’unità nasce tra di noi quando cominciamo a voler amare ogni nostro fratello o sorella in Cristo, così che la cura del loro bene mi faccia dimenticare la premura egoistica per me stesso.
Immaginate quale sarebbe la qualità della nostra vita fraterna se questo principio dominasse nei nostri cuori: quali attenzioni, quale delicatezza, quale rispetto. Non ci sarebbe spazio per la mormorazione o per il litigio, i nostri egoismi non arriverebbero a ferire le nostre relazioni, ma tutto diverrebbe un piacevole profumo che piace a Dio (Fil 4,18).
Avere, poi, come primato della nostra vita il bene dei miei fratelli e sorelle per la gloria di Dio, non significa assecondare ogni loro capriccio e debolezza, ma avere l’anelito di generarli a Cristo ogni istante, attraverso la bellezza della mia vita, la dolcezza della mia parola e la concreta carità di ogni mio gesto.
Questa unità, evidentemente, si manifesta mirabilmente proprio quando il prezzo che siamo disposti a pagare personalmente è particolarmente importante. In fin dei conti abbiamo potuto vedere l’indissolubile armonia che c’era tra Gesù è il Padre, proprio nel difficile momento del Getsemani, quando il Figlio è stato così unito alla volontà del Padre da accettare la Sua dolorosissima passione e morte per noi. Per dirla con l’Autore della Lettera agli Ebrei: Gesù, “pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5,8s). Similmente anche il mio impegno per l’unità sarà vero nella misura che sussiste proprio quando mi porta a perdere qualcosa di importante e decisivo per me. Solo allora darò veramente testimonianza dello Spirito che il Signore mi ha donato.
Maria, Madre dolcissima dell’Amore
provvedi ad unificare i nostri cuori rigenerati dal sacrificio di Gesù
Oh Maria, Madre dolcissima dell’Amore fattosi uomo in mezzo a noi, tu che hai permesso che lo Spirito Santo compisse in te il mirabile prodigo della tua totale unificazione con la volontà del Padre, e lo rinnovasse ogni giorno della tua vita sino a condurti sotto la croce di tuo Figlio, proprio per quel suo comando che ti fece Madre immacolata di noi poveri peccatori, provvedi ad unificare i nostri cuori rigenerati dal sacrificio di Gesù, affinché possa risplendere anche in questa Fraternità la meravigliosa bellezza dell’opera della redenzione che ci rende una cosa sola in Lui. Amen
Lode e gloria a Te, Signore Gesù.