La coscienza (1^ tappa)

5° incontro 2021-22

La dinamica del peccato nel cuore dell’uomo

Come emerso dall'incontro precedente stiamo impostando un brevissimo percorso sul tema della coscienza e lo faremo in due tappe.

Per affrontare questa prima parte di questa prima tappa, ci viene in aiuto il brano della Genesi nel colloquio tra Eva ed il male il cui epilogo è la cacciata dal Paradiso come conseguenza.

La tappa successiva sarà percorsa attraverso l'analisi di alcuni articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla Coscienza che avverrà nel prossimo incontro.

1 – La suggestione al male, il colloquio tra Eva e il male

1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio.
Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».

2 - Consenso

6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

3. La Paura e la vergogna: non venire alla luce

8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12 Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». 13 Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

4. La Cacciata dal Paradiso

14 Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». 16 Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». 17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. 19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». 20 L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 21 Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì. 22 Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». 23 Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24 Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.
 
 


Un “manuale” pratico contro le tentazioni

Ci viene in aiuto in questa lectio un commento di papa Francesco del 2017 (da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.34, 11/02/2017)

Si tratta di un essenziale “manuale” pratico contro le tentazioni.

Nella debolezza delle tentazioni, che tutti prima e poi abbiamo — basti pensare alla tragedia della corruzione che comincia sempre con i piccoli cedimenti — non si deve commettere l’ingenuità di impelagarsi nel dialogo: occorre, invece, avere il coraggio della preghiera e chiedere perdono per rialzarci e andare avanti, con la certezza che la grazia ci aiuta a non nasconderci dal Signore. È un essenziale “manuale” pratico contro le tentazioni quello suggerito da Papa Francesco nella messa celebrata venerdì 10 febbraio, nella cappella della Casa Santa Marta.
«Sia all’inizio della creazione, come all’inizio della ri-creazione, come primo evento c’è la tentazione» ha subito ricordato il Papa, facendo riferimento alla prima lettura, tratta dal libro della Genesi (3,1-8): «Adamo ed Eva erano nel paradiso terrestre con tutti i doni che Dio aveva dato, con il compito di fare, di custodire, di portare avanti il creato, e con l’amore. Con queste tre cose erano lì per fare la loro vita e proprio all’inizio viene la tentazione». Allo stesso modo, «la tentazione viene», sempre «all’inizio», quando «Gesù lascia Nazaret, si fa battezzare, va nel deserto a pregare per incominciare il compito che Dio gli aveva dato». Perciò, ha fatto notare Francesco, «sia nella creazione sia nella ri-creazione c’è la tentazione».
«Abbiamo sentito — ha proseguito — questo passo del libro della Genesi, la prima tentazione, quella di Adamo ed Eva». Il testo biblico «ci dice» che «“il serpente era il più astuto”: il diavolo si fa vedere in forma di serpente attraente e con la sua astuzia cerca di ingannare: lui è specialista in questo, è il “padre della menzogna”, lo chiama così Gesù». Il diavolo, ha spiegato il Papa, «è un bugiardo, sa come ingannare, sa come truffare la gente». E così «il serpente circuì con la sua astuzia Eva: la fa sentire bene, le fa — per così dire — bere un po’ d’acqua sciropposa». Tanto che Eva «si sente bene, si fida, incomincia il dialogo e, passo dopo passo, la porta dove lui vuole».
Il diavolo, ha proseguito il Pontefice, prova a fare «lo stesso con Gesù nel deserto. Gli fa tre proposte, ma questo dialogo con Gesù finisce male per il diavolo: “Vattene, Satana!”». Invece «il dialogo con Eva non finisce bene per Eva: vince Satana».
«Quando il diavolo circuisce una persona — ha affermato il Papa — lo fa con il dialogo, cerca di dialogare». È proprio quello che tenta di fare anche «con Gesù: “Tu hai fame, c’è una pietra, tu sei Dio, fa’ che questa sia pane! Tu sei venuto qui a salvarci tutti, una vita di fatica, di lavoro, ma vieni con me, andiamo al tempio e buttati senza paracadute: farai un bello spettacolo e tutta la gente crederà in te è tutto finito in una mezzoretta!”». Ma «Gesù non lo fa». E così alla fine il diavolo «fa vedere la vera faccia: “Vieni, vieni!”». E «gli fa vedere tutto il mondo e gli propone l’idolatria: “Adorami, io ti darò tutto questo!”».
Francesco ha puntato l’attenzione sull’atteggiamento di Gesù che viene tentato: non dialoga con il diavolo, piuttosto «sente il diavolo e dà una risposta, ma che non è sua: prende la risposta dalla parola di Dio». E infatti «le tre risposte di Gesù al diavolo sono prese dalla Bibbia, dall’Antico testamento, dalla parola di Dio, perché col diavolo non si può dialogare».
Con Eva, invece, la tentazione del diavolo è andata in un altro modo. Era «ingenua», ha spiegato il Papa, e all’inizio la situazione le «sembrava buona». Pensava «che si sarebbe trasformata in una dea, è il peccato di idolatria»: per questo «è andata avanti» con il dialogo. Ma è finita male, ci dice la Genesi: «Lei e il marito nudi, senza niente». La questione, ha affermato Francesco, è che «il diavolo è un mal pagatore, non paga bene: è un truffatore, ti promette tutto e ti lascia nudo». Certo, anche «Gesù è finito nudo, ma sulla croce, per obbedienza al Padre: un’altra strada».
Dunque, ha rilanciato il Pontefice, «il serpente, il diavolo è astuto: non si può dialogare col diavolo». Oltretutto, ha aggiunto, «tutti noi sappiamo cosa sono le tentazioni, tutti sappiamo perché tutti ne abbiamo: tante tentazioni di vanità, di superbia, di cupidigia, di avarizia, tante!». Ma tutte «incominciano» quando ci diciamo: «ma, si può, si può...».
«Oggi si parla tanto di corruzione» ha ricordato Francesco, spiegando: «Tanti corrotti, tanti pesci grossi corrotti che ci sono nel mondo, dei quali conosciamo la vita sui giornali, forse hanno cominciato con una piccola cosa, non so, per non aggiustare bene il bilancio: quello che era un chilo, no, facciamo novecento grammi ma che sembra un chilo». Perché «la corruzione incomincia da poco, con il dialogo», proprio come avviene per Eva che si sente rassicurare dal serpente: «Ma no, non è vero che ti farà male questo frutto, mangialo, è buono, è poca cosa, nessuno se ne accorge, fai, fai!». E così, «a poco a poco, a poco a poco, si cade nel peccato, si cade nella corruzione».
«La Chiesa oggi, con questa liturgia della parola, ci insegna — ha spiegato il Papa — a non essere ingenui, per non dire sciocchi, ad avere gli occhi aperti e a chiedere aiuto al Signore perché da soli non possiamo». E poi, nel passo della Genesi, «c’è anche una parola che è una cosa triste: Adamo ed Eva si “nascondono” dal Signore». Perché «la tentazione ti porta a nasconderti dal Signore e tu te ne vai con la tua colpa, col tuo peccato, con la tua corruzione, lontano dal Signore». A quel punto «ci vuole la grazia di Gesù per tornare e chiedere perdono, come ha fatto il figliol prodigo». Ecco perché «nella tentazione non si dialoga, si prega: “Aiuto, Signore, sono debole, non voglio nascondermi da te”».
«Questo è coraggio, questo è vincere» ha concluso Francesco. Perché «quando tu incominci a dialogare finirai vinto, sconfitto». Da qui l’auspicio «che il Signore ci dia la grazia e ci accompagni in questo coraggio e, se siamo ingannati per la nostra debolezza, nella tentazione ci dia il coraggio di alzarci e di andare avanti: per questo è venuto Gesù, per questo!».

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.34, 11/02/2017)

La Coscienza

Etimologia della parola

Cosciènza [dal lat. conscientia, der. di conscire; v. cosciente]. – 1. a. Consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori: c. di sé, autocoscienza; contenuti di c.,

Il combattimento spirituale

Il cuore è la nostra parte più profonda, una terra promessa creata da Dio. Nel nostro cuore possono risuonare più voci che prendono consistenza in forma di pensieri, idee, immagini. Alcune buone sgorgano dal cuore stesso (Dio e l’azione del suo Spirito o l’angelo custode) e altre ostili che provengono dall’esterno e sono dal maligno. Queste tentano l’assedio alla nostra terra promessa per rovinarla, indebolirla e interrompere l’opera di Dio in noi. Il combattimento ci accompagna tutta la vita (Padri della Chiesa) Il male entra in noi e provoca un’infezione e dei danni attraverso un processo che abbiamo già visto questa mattina nel testo biblico della Genesi:

1 – L’attacco dei nemici – le suggestioni del male – pensieri impuri– Logismos (Origene)

La suggestione o contatto è come una mosca che ci ronza attorno: un’immagine fornita dalla fantasia, un’idea, un impulso. Il male si presenta a noi in forma piacevole.

2– il Colloquio

Avviene sotto forma di riflessione sulla suggestione. Anche se non compiamo l’azione cattiva la mente è però tenuta a lungo occupata in un lavorio inutile e con dispendio di energie.

3– Combattimento

Il pensiero cattivo si è insidiato nel cuore e non lo lascia. L’uomo deve usare la volontà per non acconsentire.

4– Consenso

La Passione L’uomo si indebolisce soccombendo alle passioni.

Per vivere il combattimento dobbiamo imparare ad essere vigilanti! Importanza della vigilanza del cuore (occupando la mente con la Parola di Dio, con il nome di Gesù, con la preghiera del cuore).

LE PASSIONI

Etimologia PASSIONE passióne s. f. [dal lat. tardo passio -onis, der. di passus, part. pass. di pati «patire, soffrire»]. – In senso generico, e in rapporto al sign. fondamentale del verbo lat. pati (v. patire1), il termine passione si contrappone direttamente ad azione, e indica perciò la condizione di passività da parte del soggetto, che si trova sottoposto a un’azione o impressione esterna e ne subisce l’effetto sia nel fisico sia nell’animo

• La passione è un movimento sensibile di attrazione o di repulsione verso qualcosa.

• Esistono tanti tipi di passioni ma tutte turbano la serenità e limitano la nostra libertà.

• Le passioni fondamentali sono 4: Tristezza, paura, voluttà e concupiscenza – quattro donne litigiose in una casa

• L’assenza di passioni viene detta APATHEIA (dal greco a-pathos)

In occidente si definiscono passione ogni attrazione sensibile sia al bene che al male ma viene fatta una distinzione fra ordinato e disordinato.

E’ importante imparare a controllare ma soprattutto ad ordinare le passioni.

La carità nel cuore dell’uomo è come un fuoco che brucia ed elimina ogni pensiero cattivo: esempio della minestra che brucia.

L’ELENCO DI PENSIERI CATTIVI IN ORIENTE E IN OCCIDENTE

(Da Practikè, trattato ascetico di Evagrio Pontico, monaco cristiano del IV secolo d.C.)

Nel cuore dell’uomo molti pensieri affiorano ma non tutti sono cattivi per cui è importante imparare a fare un discernimento.

Il discernimento lo si impara con un padre spirituale, nella preghiera e nell’esperienza spirituale.

Il male si traveste di bene

I pensieri producono stati psicologici diversi

Da questi possiamo comprendere se sono buoni o cattivi. Un pensiero può apparentemente chiederci di fare una cosa buona (un digiuno) ma in realtà non è il nostro bene e quindi non è volontà di Dio.

Ciò che turba viene dal demonio ma ciò a volte non appare immediatamente

Fare attenzione al corso dei pensieri, allo sviluppo di un pensiero. Verificare se tutti conducono a un bene o se in mezzo qualcosa instilla turbamento ecc…

Principio, mezzo e fine devono essere concordi verso il bene.

Fantasia e ragione: due doni di Dio

Attenzione a non fantasticare su cose inutili.

Imparare a controllare nella mente le immagini della fantasia.

Non riuscire a parlare e pensare con disciplina, non avere una linea coerente è una malattia.

Attenzione a non ragionare troppo

Esser “razionalisti” implica un dispendio di energie nell’occuparsi di cose che non ci riguardano (es. misteri della fede).

Un voler capire e spiegare tutto.